Dopo la Serie A, ora Advent punta Panini

Il dossier Panini entra nel vivo. Come raccolto da MF-Milano Finanza, la storica azienda di Modena che produce e vende le figurine Calciatori da mesi è al centro di un…

Advent Panini

Il dossier Panini entra nel vivo. Come raccolto da MF-Milano Finanza, la storica azienda di Modena che produce e vende le figurine Calciatori da mesi è al centro di un processo di vendita (il dossier circola a scadenza biennale) gestito dalla banca d’affari Lincoln International.

A studiare le carte, i numeri, le strategie e il business plan sono sempre i fondi di private equity. E uno di questi, in particolare, sta provando ad accelerare per arrivare a definire un’offerta concreta. Si tratta di Advent, ovvero la famiglia Baroni e Aldo Hugo Sallustro, il top manager italo-argentino alla guida dell’azienda.

In particolare, Advent ha chiesto e ottenuto il supporto finanziario di due banche di livello internazionale quali Goldman Sachs e Deutsche Bank pronte, se si rendesse necessario, a sostenere un’operazione che ha un controvalore oscillante tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Sempre che gli azionisti decidano alla fine di cedere la mano.

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In corsa per Panini ci sono anche i fondi Kkr e Apollo, mentre si sono sfilati Blackstone e Carlyle. Il tutto, senza escludere l’eventuale interesse di gruppi americani del settore. Nel 2019 il gruppo emiliano ha registrato un giro d’affari di 676 milioni rispetto ai 939 milioni del 2018 (anno dei Mondiali).

Panini, inoltre, avrebbe intanto messo a punto un piano molto aggressivo per i prossimi anni che dovrebbe permettere di accrescere la presenza nel mondo Nft, cavalcando così l’incremento del business delle aste digitali in America. Il tutto con l’obiettivo di imprimere un’ulteriore svolta digital del business di un gruppo che ha ramificazioni in Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Brasile, Cile, Usa, Russia, Turchia, Messico e Hong Kong.

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Per quanto riguarda Advent, ricordiamo che il fondo di private equity ha fatto parte, assieme a Cvc Capital Partners e Fsi, della cordata che aveva messo sul piatto 1,7 miliardi di euro per il 10% della nuova media company della Serie A, che avrebbe dovuto gestire diritti tv e aspetti commerciali del massimo campionato italiano di calcio.