Da diversi giorni, la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza, mai così elevata dall’estate 2014, è tornata a occupare le prime pagine di tutti i giornali. L’attuale situazione deriva da un’escalation originata dalle proteste contro lo sfratto di alcune famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah, Gerusalemme Est, a cui le autorità israeliane avevano risposto con la forza.
La tensione si è poi trasferita sul confine tra Israele e Gaza, con l’intensificarsi del lancio di razzi verso lo Stato ebraico, accompagnato dai bombardamenti di quest’ultimo sulla Striscia.
In questa situazione, la quotidianità in Israele ne ha ovviamente risentito, e il mondo del calcio non fa eccezione. Come riporta il sito specializzato Calcio Israeliano, la preoccupazione ha costretto le autorità sportive del Paese ad adottare alcuni provvedimenti:
- la partita di Serie A tra l’Hapoel Be’er Sheva e l’Ashdod, rispettivamente a 48km e 25km dalla Striscia di Gaza, è stata rinviata a data da destinarsi, con i giocatori del Be’er Sheva che lanciano appellli alla popolazione chiedendo di rimanere in casa;
- le semifinali della Coppa Israele sono state rimandate a data da destinarsi;
- sono stati rinviati tutti i campionati giovanili e femminili, oltre che le gare della serie C e D israeliana nel sud del Paese, vicino alla striscia di Gaza;
- sono stati chiamati oltre 5.000 riservisti, tra cui alcuni giocatori della primavera delle squadre di Serie B e leghe inferiori.
La strana coppia d’attacco della Nazionale israeliana
La situazione ha coinvolto personalmente anche alcuni calciatori, israeliani e non, che si sono esposti mostrando le loro posizioni sull’argomento. Tali posizioni, tuttavia, talvolta sono particolarmente contrastanti. L’esempio più eclatante è rappresentato dalle dichiarazioni dell’attaccante della Nazionale israeliana Moanes Dabbur, a cui hanno fatto seguito quelle di Shon Weissman, compagno di reparto.
Dabour, cittadino israeliano musulmano di etnia araba, ha condiviso un post su Instagram con la foto della Spianata delle Moschee e una didascalia che recita “Non pensare che Dio (Allah ndr) non veda cosa fanno gli oppressori, sta solo aspettando il loro giorno del giudizio”. Parole che, ovviamente, hanno scatenato un’accesa polemica nel Paese, con numerose richieste di espulsione dell’attaccante dell’Hoffeinem (ex Salisburgo) dalla Nazionale. Come riporta Calcio Israeliano, la federcalcio dello Stato ebraico ha chiesto al giocatore di “astenersi dal commentare i fatti”, anche perché lui stesso rappresenta Israele a livello internazionale.
Di tutt’altro tono è invece la posizione di Shon Weissman. L’attaccante del Valladolid ha condiviso, sul suo profilo Instagram, un video in cui viene mostrato il lancio di razzi da Gaza verso il suolo israeliano, con la scritta “Israel under attack, stand with us“.
Una differenza di vedute rispetto a Dabbur che fa impressione, considerando che i due ricoprono lo stesso identico ruolo in Nazionale, sostituendosi a vicenda nel corso delle gare (come già accaduto contro Danimarca e Scozia nelle qualificazioni a Qatar 2022). Weismann è stato spalleggiato, sempre su Instagram, da Yossi Benayoun, probabilmente il più iconico calciatore israeliano della storia, che si è rivolto a chi critica Israele invitando a “vivere con noi per un giorno soltanto cosa significhi essere sotto un attacco missilistico”.
La reazione su Twitter di Hakimi e Salah
Ma le reazioni del mondo del calcio non giungono unicamente da Israele. Un esempio nel nostro campionato è stato fornito dal #freePalestine tweetato da Achraf Hakimi, marocchino, confermando quanto la questione sia particolarmente sentita in tutto il mondo arabo e musulmano. Al post ha fatto seguito un video di una ragazza palestinese tenuta in stato di fermo dalla polizia israeliana, che ha sfiorato le 300.000 visualizzazioni nel giro di due giorni.
Meno diretto, ma comunque chiaro, anche il tweet con cui Mohamed Salah ha commentato la questione: “Mi rivolgo ai leader del mondo e al Primo Ministro della nazione che da quattro anni è casa mia di fare tutto ciò in loro potere per assicurarsi che la violenza e l’assassinio di persone innocenti si fermi al più presto”, con tanto di tag di Boris Johnson alla fine. L’egiziano ha accompagnato il post con una foto di lui da giovane davanti alla Moschea della Roccia, luogo più sacro della Spianata delle Moschee e di tutta Gerusalemme per i musulmani, epicentro delle proteste dei giorni scorsi.
Il tweet della stella del Liverpool ha ovviamente scatenato polemiche, che tuttavia riguardano curiosamente entrambe le fazioni. Da un lato i cittadini israeliani, che commentano mostrando i video dei razzi lanciati verso le loro case; dall’altro figure di spicco della questione palestinese, che criticano Salah di non aver preso una posizione sufficientemente netta, dal momento che non nomina mai direttamente la Palestina.
— Mohamed Salah (@MoSalah) May 11, 2021
La protesta del CD Palestino
Altri giocatori, per lo più musulmani, hanno mostrato il loro supporto alla Palestina via social, da Mahrez a Mendy. Una presa di posizione ancora più netta, tuttavia, arriva dall’altra parte del mondo, più precisamente dal Cile. I giocatori del CD Palestino, squadra di Santiago del Cile fondata negli anni Venti da un gruppo di immigrati palestinesi, sono entrati in campo con la kefiah in segno di solidarietà verso la Palestina.
“È una situazione che non augurerei mai a nessuno, e siamo coscienti di rappresentare un popolo che ha sofferto dal 1948”, ha dichiarato il capitano del Palestino Luis Jimenez a Middle East Monitor. “Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a quello che sta succedendo oggi a Sheikh Jarrah, dove i palestinesi vengono sfrattati dalle loro case a Gerusalemme” ha aggiunto l’ex conoscenza del nostro campionato (Inter, Lazio e Cesena tra le altre).