Uno dei volti più importanti per la creazione della SuperLega è sicuramente quello di Andrea Agnelli. Il presidente della Juventus, ormai ex-presidente ECA, sarà vice-presidente del nuovo campionato, dopo averlo sponsorizzato sia apertamente che dietro le quinte.
L’idea di Agnelli è infatti che il calcio dovesse prendere questa direzione, quindi con un cambiamento per renderlo più sostenibile e appetibile. Il numero uno bianconero ha spiegato nel comunicato ufficiale del lancio della Superlega: “I dodici fondatori della Super Lega hanno una fanbase che supera il miliardo di persone in tutto il mondo: in questo momento critico ci siamo riuniti per mettere il gioco che amiamo su un percorso di sviluppo sostenibile a lungo termine con un meccanismo di solidarietà fortemente aumentato”.
Agnelli è stato attore protagonista nella vicenda, con anche un dietrofront, a partire dell’operazione fondi. Nel novembre 2019, la Serie A votava con favore unanime per l’ingresso dei private equity, una partnership che avrebbe garantito guadagni miliardari per i club. Lo stesso presidente bianconero era inizialmente parte della commissione per trattare con questi fondi, per poi improvvisamente staccarsene poco dopo, diventando gradualmente sempre più ostile al loro ingresso.
Il motivo? I fondi avrebbero dovuto gestire i diritti tv della Serie A, e una clausola dell’accordo preliminare prevedeva che le società si impegnassero per dieci anni a non appoggiare nuove manifestazioni come la SuperLega, che avrebbe sminuito l’appeal del campionato italiano. Da qui il dietrofront di Agnelli, che nasce soprattutto dall’incontro con Florentino Perez a Vinovo nelle scorse settimane.
Vanificato anche il tentativo della UEFA di trattenere i top club nella nuova Champions League, attraverso la riforma che lo stesso Agnelli aveva presentato come “modello ideale”, una via di mezzo tra la competizione attuale e la SuperLega, con il passaggio da 32 a 36 squadre e un format rivisto. Il presidente Ceferin sperava di poter chiudere così il discorso (“Spero che questo chiuda le speculazioni che ci sono da vent’anni), ma ora dovrà rivedere la sua agenda.
Proprio il rapporto con Ceferin e le istituzioni europee sono il simbolo di come la vicenda abbia preso una piega diversa negli ultimi mesi: non a caso Agnelli, dopo l’ufficialità arrivata ieri sera, si è dimesso sia dall’ECA sia dal Comitato Esecutivo Uefa.