«Ragazzi, sono contento che vi piaccia la mia auto, ma stiamo guardando dalla parte sbagliata del telescopio: la priorità sono le figurine di baseball…».
Nella prima puntata della stagione della serie tv americana Better Call Saul, Daniel Wormald, uno dei grotteschi personaggi secondari della serie coinvolto nella vendita di stupefacenti, subisce una rapina in casa da uno dei contatti con cui aveva appena concluso un affare.
Denunciando il fatto alla polizia, egli lamenta in particolare il furto di alcune figurine di baseball, a detta sua, di grande valore. In molti hanno subito pensato fosse una grossolana trovata per non dichiarare il furto vero e proprio, ossia i soldi derivati dalla vendita di medicinali. E invece no, quella che sembrava una trovata da scena dell’assurdo non era tale: le preziose figurine erano davvero state rubate.
Questo semplice e banale episodio lascia intendere quale sia la diversa percezione che si ha del business delle figurine di tra Italia e Stati Uniti. L’Italia è il Paese della Panini, e la cultura delle figurine sportive (legate al mondo del calcio) è comunque presente. Eppure, c’è ancora un ampio margine di crescita, soprattutto se confrontiamo, per esempio, al contesto americano. Con un mercato che sta esplodendo, in senso positivo, il boato arriverà anche in Italia?
Il mercato delle figurine non è mai andato così bene. Ad affermalo è il Financial Times nella colonna Lex, prestigioso appuntamento quotidiano sui mercati finanziari che cita come esempio la vicenda della società Topps.
La Topps Company Inc. venne fondata nel 1890, e venne acquisita nel 2007 da Michael Eisner, amministratore delegato Disney. All’epoca, Topps era una realtà che stava lentamente svanendo, e bastarono meno di 400 milioni di dollari per l’acquisizione. Il boom delle figurine sportive era stato raggiunto nei tardi anni Ottanta, e la gloria sembrava ormai passata. Topps era destinata a essere il “giocattolo di un sessantenne”, quasi un passatempo, un progetto totalmente al margine dell’impero di Eisner.
Tuttavia, ciò che sembrava vecchio e dimenticato è in qualche modo tornato a nuova vita. Nel 2020, le vendite della Topps sono incrementate del 23%, raggiungendo i 567 milioni di dollari, con una crescita media annua stimata al 20% fino al 2022. Tutto questo considerando che Topps non vuol dire solo Major League Baseball (il mercato più redditizio Oltreoceano), ma anche Champions League, strappata proprio a Panini nel 2015, e Formula 1 dal 2020.
Pur producendo anche dolciumi, il cuore dei suoi guadagni sono le figurine vendute fisicamente e online. Una figurina del 1952 di Mickey Mantle, battitore dei New York Yankess negli anni Cinquanta e Sessanta, è stata venduta alla bellezza di 5 milioni di dollari. Topps ha comunque intenzione di evolversi nel settore delle figurine (card) digitali, da immagazzinare e conservare su computer o cellulare, sfruttando la tecnologia blockchain e gli NFT. Un settore che può soltanto crescere nei prossimi anni, e che il mercato delle figurine, pur in versione 2.0, troverà il modo di sfruttare.
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In ogni caso, il Financial Times avverte che è impossibile sapere se tali prospettive di crescita, sfruttando anche il digitale, siano l’effetto di una vera nuova primavera per il mercato delle figurine oppure se siano dovuti agli impatti del lockdown sui consumi degli individui. In ogni caso, Eisner è convinto della prima ipotesi, dal momento che ha intenzione di trattenere le sue quote nel momento in cui cederà Topps (valutata ora circa 1,3 miliardi di dollari) tramite Spac, al fine di quotarla in borsa.
Quali potrebbero essere le prospettive per il nostro Paese? L’episodio iniziale suggerisce che al momento manchi una cultura così radicata come quella americana. Molti italiani hanno meravigliosi ricordi di infanzia legati agli album Panini, ma la percentuale di adulti che continua con questo tipo di passatempo è decisamente inferiore rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia, la prospettiva di crescita del settore, esemplificato dalla vicenda Topps, sulle ali della digitalizzazione potrebbe portare nuova linfa anche al mercato italiano. Il quale, va sottolineato, almeno dal punto di vista calcistico si è sempre mostrato molto ricettivo quando si parla di blockchain, criptovalute e NFT di varia natura.
E il volano di questo boom italiano potrà essere soltanto Panini, che può diventare la Topps del Belpaese, se non europea. Bisognerà solo creare un terreno adatto per sfruttare e incentivare il collezionismo, sia fisico che digitale, per un mercato con margini di crescita tali almeno fino a quando scene alla Daniel Wormald non diventeranno comuni al pubblico italiano con le figurine Panini.