Analisi a cura di arch. LUCA FILIDEI
Inaugurata nel 1996 su progetto di Rob Schuurman in collaborazione con Sjoerd Soeters, la Johan Cruijff Arena, precedentemente nota come Amsterdam ArenA (che ha riaperto ai tifosi per la sfida tra la nazionale olandese e la Lituania con 5000 spettatori sugli spalti) è sempre stata esempio di innovazione tecnologica. La sua realizzazione, infatti, ha introdotto per la prima volta in Europa il concetto di dome già ampiamente diffuso negli States, applicando alla struttura una copertura retrattile chiudibile in circa diciotto minuti. L’arena è però simbolo di un cambiamento nella costruzione degli stadi anche per via del rapporto con l’agglomerato urbano.
Localizzata in una zona periferica tra Amsterdam e Ouder-Amstel, attraverso una particolare strategia progettuale, la Johan Cruijff Arena ha progressivamente assunto il ruolo di nuovo polo della città. L’espansione del distretto che la circonda è stato chiaramente un’esternalità positiva della sua realizzazione, ma lo stadio è particolarmente interessante anche per via dell’interazione con la Burgemeester Stramanweg, una strada ad alta velocità che attraversa l’arena, permettendo a quest’ultima, grazie ai parcheggi sotterranei di cui è dotata, di rappresentare un funzionale nodo d’interscambio tra la mobilità privata e pubblica, offerta dalla vicina stazione ferroviaria.
Una straordinaria modernità che, però, ha trovato il modo di rinnovarsi negli ultimi anni. Attualmente, la Johan Cruijff Arena è oggetto di una ristrutturazione che modificherà il caratteristico design. Intorno alla struttura verranno infatti confinati nuovi spazi attraverso un rivestimento in pannelli polimerici, con la finalità di incrementare la multifunzionalità della struttura e di stabilire un contatto visivo tra l’interno dell’arena e il paesaggio olandese.
Ma se tali obiettivi sono certamente interessanti per la capacità di riattualizzare un’icona europea, riguardo alcuni aspetti lo è ancora di più il potenziamento, afferente al tema della sostenibilità ambientale, che ha contraddistinto alcuni lavori.
Alla Johan Cruijff Arena, uno stadio già collegato ad una rete di energia proveniente da fonti eoliche (in particolare alla centrale di Oudendijk) e geotermiche, è iniziata nel 2014 la posa di 4.200 pannelli, tra solari e fotovoltaici, al di sopra della copertura. Questa installazione, integrata con scale mobili dotate di energy-generating, tecnologia led ad alta efficienza e un controllo domotico sempre più avanzato, ha consentito di aumentare l’indipendenza energetica dell’arena. Un processo, già particolarmente innovativo, ulteriormente rafforzato dall’inserimento di energy storage all’interno di alcuni spazi dello stadio.
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Attraverso una collaborazione con Nissan, Eaton, The Mobility House e il supporto di Amsterdam Climate and Energy Fund (AKEF) e Interreg, in apposite aree sono stati disposte 148 batterie, anche riciclate, provenienti da veicoli elettrici prodotti dalla casa automobilistica nipponica (la serie LEAF). Tale scelta provvede all’accumulo di 3 MW con una capacità di 2.8 MWh: un primato per un edificio commerciale in Europa. Tuttavia, questa tecnologia, che potrebbe essere implementata nel futuro, non solo consente di ridurre il consumo energetico dell’arena da fonti non rinnovabili, ma anche di stabilizzare la rete durante i grandi eventi, chiaramente energivori, che si svolgono nello stadio.
D’altra parte, la medesima strategia, quando la Johan Cruijff Arena non è utilizzata, può allo stesso modo generare un profitto cedendo l’energia accumulata al distretto in cui è localizzato l’impianto. Una soluzione, in futuro condivisa anche da altri edifici del quartiere, che renderà l’area del più grande stadio olandese un moderno hub energetico, costituendo un valido esempio a cui riferirsi.