Niente insulti dagli spalti, solo applausi: in Friuli l'esperimento del "Silent Match"

L’utopia di un calcio senza insulti dalle tribune verso giocatori, allenatori o arbitri diventa realtà. Dove? Nella provincia di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia. Più precisamente a Zoppola: qui sabato…

partita del silenzio calcio

L’utopia di un calcio senza insulti dalle tribune verso giocatori, allenatori o arbitri diventa realtà. Dove? Nella provincia di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia. Più precisamente a Zoppola: qui sabato 24 marzo è andato in scena il “Silent Match”, una partita silenziosa, per la gara della categoria Esordienti a 9 (10-12 anni) tra i padroni di casa del Calcio Zoppola e il Pordenone.

Poche regole, chiare e semplici, scritte in un volantino consegnato a tutti all’ingresso dello stadio: “Sono consentiti solo gli applausi e le espressioni collettive di incoraggiamento verso i ragazzi. Nessun commento dovrà giungere dagli spalti verso i giocatori o nei confronti del dirigente arbitro”. La volontà era quella di “permettere ai ragazzi di vivere con maggiore serenità uno sport che, a questa età, è prima di tutto un gioco”. Una novità, nel panorama italiano: l’idea è venuta alla madre di un giovane giocatore dello Zoppola, mutuandola da quanto già avvenuto in Inghilterra in alcuni match tra ragazzi.

partita del silenzio calcio
(foto: Calcioefinanza.it)

Come è andato l’esperimento? L’abbiamo seguito dal vivo, per capire quanto fosse davvero silenziosa questa partita. E in effetti, l’atmosfera è stata strana, soprattutto per chi ha girato più di qualche campo di provincia: niente insulti, nessuna parolaccia, nessuna bestemmia (e in Friuli non è questione banale), solo applausi, anche ai gol degli avversari, per quanto possano essere considerati tali dei ragazzi di 10-12 anni.

Ma anche nessuna indicazione ai giovani in campo, nessuna parola verso l’arbitro, nemmeno verso l’allenatore. Una scena quasi sorprendente: anche tra gli esordienti le grida “cambialo” quando qualcuno sbaglia solitamente non mancano. Non sono mancati mugugni, anche perché dopo un fuorigioco fischiato la protesta parte quasi in automatico, ma sono state parole comunque trattenute, sotto voce, per non fare brutta figura e rispettare le indicazioni della società.

La partita si è così trasformata in un pomeriggio all’insegna del rispetto e del fairplay. Tanto che, nel quarto e ultimo tempo, su idea dell’allenatore del Pordenone, la sfida si è trasformata in una partita mista: alcuni ragazzi dello Zoppola (che si era aggiudicato due delle tre precedenti frazioni) hanno vestito la maglia neroverde e viceversa. Il modo migliore per concludere l’esperimento di “civiltà” calcistica: poco importa quale sia stato il risultato finale.

partita del silenzio calcio
(foto: Calcioefinanza.it)

L’esperimento è stato accolto molto positivamente dai genitori e dai parenti presenti in tribuna. “Così è molto meglio, piuttosto che il solito mormorio, anche i ragazzi giocano più tranquilli”, ha commentato la madre di uno dei giovani in campo. Qualcuno comunque preferisce la partita classica: “È stato molto strano, a me piace molto più partecipare alla partita – confessa un altro genitore in tribuna -, oggi c’è stato davvero silenzio rispetto al solito. Ma l’importante sono i ragazzi in campo e come si sentono loro, se si divertono”.

E i ragazzi? Qualcuno, intervistato dal Tg3 regionale, ha ammesso che la partita “è stata strana, non senti le persone che ti dicono cosa devi fare”. Anche perché, di solito, dagli spalti “si sentono certe cose non ripetibili”.

partita del silenzio calcio
(Immagine Tg3)

“È andata molto bene, il pubblico ha risposto positivamente”, è il commento soddisfatto del presidente del Calcio Zoppola, Federico Vignoni Mengarelli. “Ripeteremo l’esperimento: abbiamo dimostrato che se lasciamo giocare i ragazzi loro si possono concentrare ed esprimere al meglio”. La speranza, ora, è che diventi l’abitudine: “Tutti dovrebbero provare l’esperienza con i genitori a questo livello. Si tratta di pura educazione: si va a teatro, si va al cinema, si va a vedere una partita di tennis e le persone non parlano, perché nel calcio bisogna sfogare i propri sentimenti? In fondo parliamo di ragazzini che hanno il diritto di sbagliare, di non essere un campione, di giocare e divertirsi”. Concetti che, nel calcio di oggi, spesso vengono messi da parte.