Ricorre oggi il centenario della nascita dell’Avvocato Gianni Agnelli. Nato il 12 marzo 1921, Agnelli fu principale azionista e amministratore al vertice della FIAT, ma il suo nome è legato indissolubilmente anche a quello della Juventus, di cui fu nominato presidente dal 1947 al 1954.
In suo ricordo, la Repubblica ha intervistato Henry Kissinger, ex Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America – sotto la presidenza Nixon, prima, e con Gerald Ford, poi – e figura cruciale della diplomazia mondiale negli ultimi 60 anni.
Nato nel 1923 in Baviera, Kissinger fu grande amico dell’Avvocato Agnelli, tanto che ancora oggi mantiene legami fortissimi con John, Lapo e Ginevra Elkann. I due si conobbero durante un evento al Quirinale, in occasione di una visita del presidente Richard Nixon a Roma.
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«Gianni Agnelli aveva molteplici interessi e passioni, era un uomo del Rinascimento: amava l’Italia, credeva nell’Europa unita e si sentiva profondamente legato all’America», ha esordito Kissinger nell’intervista al quotidiano, ricordando l’Avvocato.
L’ex segretario di Stato USA ha spiegato che «Gianni amava l’America per due ragioni diverse ma intrinsecamente legate fra loro. La prima era famigliare. La madre e la nonna erano americane. La seconda aveva a che fare con le sue convinzioni: credeva che il futuro dell’America e dell’Europa fossero strettamente collegati. Non riusciva a pensarle divise, separate. Su ogni fronte della vita, della creatività, della politica, dello sviluppo».
Agnelli e Kissinger si ritrovavano a parlare di tutto: «Di politica americana come di politica interna italiana, di economia come m. Gianni era un uomo del Rinascimento, aveva molti interessi e voleva sempre andare a fondo, alla radice, delle questioni che discuteva. Non si accontentava mai di spiegazioni superficiali, ti metteva alla prova, voleva arrivare al nocciolo delle cose».
A proposito di sport, Kissinger era un grandissimo appassionato di calcio. Lui e Agnelli si ritrovarono assieme, seduti l’uno accanto all’altro, a seguire il quarto di finale della Coppa del Mondo 1998 Italia-Francia, allo Stade de France.
«Andavamo spesso a vedere partite di calcio assieme. In più Paesi europei. Ricordo ad esempio molte partite in Inghilterra. E poi, soprattutto, in Italia. Una volta andammo allo stadio a Torino per un match fra Juventus e Napoli che terminò con molti goal, credo sei o sette. Era una grande passione condivisa», ha aggiunto Kissinger.
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«Ma il problema è che Gianni voleva sempre andare via dallo stadio dieci minuti prima della fine e spesso le partite erano in bilico in quegli ultimi minuti. Ma non c’era nulla da fare, uscivamo», ha aggiunto ancora.
Infine, una battuta sui consigli che Agnelli darebbe oggi ai leader italiani ed europei su come rimettere in moto la crescita dopo l’emergenza Coronavirus: «Gianni provava una speciale combinazione di amore per l’Italia e di consapevolezza della necessità dell’Unione Europea».
«Dunque credo che se oggi fosse vivo vedrebbe con favore i grandi sforzi che l’Italia sta facendo per risollevarsi dalla pandemia ma al tempo stesso chiederebbe ai leader europei di essere uniti, agire assieme, e lavorare con gli Stati Uniti per consentire alle economie di Europa ed America di tornare a correre», ha concluso.
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