In termini finanziari si dice dual track, ovvero doppio percorso. Abitualmente lo utilizzano le aziende che hanno bisogno di reperire risorse fresche per alimentare la crescita e quindi da un lato avviano un percorso che può portare alla quotazione in borsa dove verrebbe venduto parte del capitale in cambio di denaro. Dall’altro cercano chi, tipicamente i fondi di private equity, possa comprare quella quota di capitale senza quindi dover passare da Piazza Affari. Chi offre la soluzione migliore vince.
Nel caso dell’Inter Suning sta anch’essa utilizzando il dual track, ma qui l’obiettivo non è cedere una parte di capitale per crescere ma trovare l’opzione migliore che consenta al gruppi cinese di uscire dall’investimento nel club nerazzurro con meno danni possibile dopo aver immesso oltre 600 milioni di euro nella società milanese.
Una prima opzione è quella più diretta: cedere subito il controllo della società. E in questo quadro il grande favorito resta Bc Partners che punta a chiudere l’operazione al più tardi alla fine del mese. Al netto dell’interessamento possibile di fondi arabi.
La seconda via sulla quale patron Zhang Jindong e i suoi advisor di Goldman Sachs è quella di trovare un fondo di debito, si è parlato degli americani di Fortress o di Bain, che possa prestare i soldi necessari a Suning per continuare a gestire il club magari per un’altra stagione a fronte di un pegno sul club. Si tratterebbe nei fatti di acquistare tempo da parte di Suning che così potrebbe avere maggior agio nel trovare un acquirente disposto a valutare il club quanto vorrebbero i cinesi – 1 miliardo di euro – sperando magari che un eventuale successo della squadra in campionato e la fine della pandemia possa convincere qualche possibile compratore.
Il rischio di questa seconda opzione è che, qualora l’acquirente non si trovasse, il gruppo che ha prestato i denari escuta il pegno lasciando Suning con il cerino in mano. Nei fatti accderebbe la stessa cosa successa tra Elliott e Yonghong Li per quanto riguarda il Milan.
Quel che è certo, ha spiegato una fonte a Calcio e Finanza, è che imprenditori italiani interessati ad acquistare l’Inter non ci sono. Visto che una primaria banca di investimento internazionale ha provato a tastare il polso dei maggiori industriali italiani – alcuni dei quali di provata fede nerazzurra – e nessuno ha voluto approfondire la questione.
Altrettanto certo, ha spiegato sempre la fonte, è che qualora Bc Partners acquistasse l’Inter ci sarebbe un forte riordinamento dei conti. Perché è difficile che il board gloable del fondo avalli un’operazione siffatta se non è sicuro del ritorno economico dell’investimento e visto la contrazione dei ricavi in corso una delle prime leve da utilizzare sarebbe i taglio dei costi, tra i quali quelli legati al personale (leggasi calciatori) rappresenta la voce maggiore.
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