Nella lotta Sky-Dazn sui diritti tv spunta anche Tim

Il testa a testa per i diritti tv della Serie A proseguirà ancora almeno per altre 48 ore. Giovedì infatti la nuova assemblea dei club dovrebbe (il condizionale per le…

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Il testa a testa per i diritti tv della Serie A proseguirà ancora almeno per altre 48 ore. Giovedì infatti la nuova assemblea dei club dovrebbe (il condizionale per le riunioni tra le società italiane è sempre d’obbligo) decidere su quale delle offerte scegliere, se quella di Dazn o quella di Sky (o magari anche entrambe, incrociandole).

Le cifre ormai sono note, con Dazn che resta in vantaggio: 840 milioni per il pacchetto con 7 gare in esclusiva a giornata e 3 giornate in coesclusiva, con Sky che ha offerto 70 milioni  per le 3 gare in coesclusiva. Cifre, quelle di Dazn, che hanno convinto la larga parte dei presidenti, soprattutto perché, in questo momento, avvicinarsi alle cifre del triennio in corso (973 milioni annui) è sembrato quasi un miracolo.

Non a caso non sono mancati i complimenti alla commissione (formata dall’ad della Lega De Siervo insieme a Ferrero, De Laurentiis, Lotito, Campoccia e Capellini) che ha svolto le trattative con i broadcaster, con i dirigenti delle big come Juve e Inter su tutte tra le più soddisfatte.

Tutti convinti sul fronte Dazn, quindi? Non proprio. Perché sono stati diversi i presidenti che hanno sollevato dubbi relativamente alla infrastruttura internet in Italia, con il rischio che l’attuale rete non possa reggere l’ipotesi di trasmettere la maggior parte delle partite in streaming.

Tanto che, secondo quanto risulta a Calcio e Finanza, durante l’assemblea qualcuno dei presenti ha espressamente pronunciato il nome di Tim come possibile partner di Dazn. Anche se a qualcuno dei presidenti non sarebbe comunque bastato, visto che in termini di fibra quella di Tim non sarebbe al top in Italia (considerando che in larga parte utilizza ancora il rame e non la vera fibra). Inoltre, considerando i dati resi noti dall’Agcom, tra le reti attive 11,8 milioni sono a banda larga e ancora 6 milioni in rame, che limita la velocità di connessione e può rendere complicato seguire il campionato via streaming.

Dall’altro punto di vista, c’è chi comunque guarda al passo avanti a livello digitale, con il quasi definitivo passaggio nelle mani delle OTT. Anche perché in tal senso il processo di digitalizzazione in Italia è migliorato negli ultimi anni e se così non fosse un colosso come Amazon probabilmente non avrebbe investito circa 100 milioni a stagione per trasmettere la Champions League nel nostro paese.

Due posizioni quindi contrapposte, con una soluzione che però va trovata a breve: anche perché è tutto fermo sul fronte fondi, con l’operazione sempre più a rischio naufragio. “Perché cedere così tanto potere se siamo capaci di gestire la situazione bene da soli?”, è la domanda che si fanno in molti alla luce della tutto sommato positiva asta per i diritti tv.

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I lavori per la trattativa con la cordata formata da CVC, Advent e Fsi sono di fatto bloccati, con i due punti al centro delle polemiche (il primo sulle responsabilità economiche e giuridiche e il secondo sui diritti d’archivio) che sono rimasti tali, visto che la commissione per l’affare fondi non si è ancora riunita dopo lo slittamento del voto sull’offerta da 1,7 miliardi di giovedì scorso, considerando che tre dei soggetti principali di quella commissione fanno parte anche dei quella per i diritti tv (De Siervo, De Laurentiis e Campoccia). Tanto che pure il presidente Dal Pino, a lungo al lavoro sull’operazione, avrebbe perso un po’ di entusiasmo sull’affare.