Uva in UEFA: «Lotta al razzismo e parità di genere le priorità»

Uva UEFA ritorno – Come anticipato da Calcio e Finanza un paio di settimane fa con l’arrivo del 2021, Michele Uva, che per quattro anni ha ricoperto il ruolo di vicepresidente…

Michele Uva AD Milano Cortina

Uva UEFA ritorno – Come anticipato da Calcio e Finanza un paio di settimane fa con l’arrivo del 2021, Michele Uva, che per quattro anni ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Uefa da cui si è dimesso lo scorso ottobre, diverrà il direttore del nuovo dipartimento «calcio e responsabilità sociale» della Federcalcio Europea.

Il dirigente sportivo classe 1964 ha lasciato un’intervista al Corriere dello Sera in cui ha parlato delle nuove responsabilità ed obiettivi, partendo da inclusione e lotta al razzismo – argomento oggetto del colloquio tra il presidente della Uefa Ceferin e quello del parlamento europeo Sassoli.

Uva UEFA ritorno – Gli obiettivi e l’esempio dei calciatori

«In quel colloquio c’è un bel riassunto di ciò che ci aspetta – spiega Uva. – Dalla sostenibilità ambientale degli eventi e degli stadi al razzismo, dal sessismo ai progetti sui rifugiati, fino alla parità di genere: dobbiamo coniugare il calcio e la società civile e fare in modo che il nostro mondo sia di esempio per i milioni di fans a cui si rivolge. Ci sono poi i 17 obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che potranno essere una traccia importante per la crescita sociale del calcio».

«La lotta al razzismo è uno degli obiettivi non solo per noi ma per la società civile: il calcio amplifica le patologie sociali, ma lo sport resta il terzo passaggio di una filiera che inizia con la famiglia e prosegue con la scuola. Lo sforzo, per capire che è assurdo parlare di colore della pelle, di religione o di provenienza geografica, deve essere corale: il calcio sta facendo e farà la sua parte. Ma non può sostituirsi all’educazione di base».

«Sfrutteremo la nuova generazione di giocatori che ha una sensibilità altissima verso i temi di natura sociale (la battaglia per i pasti ai bambini poveri di Rashford, l’aiuto ai lavoratori stagionali migranti di Keita Balde, l’impegno ambientalista di Bellerin o di Thorsby, l’adesione di tanti calciatori a Black Lives Matter). Sono grandissimi punti di riferimento, non solo per i giovani, ma per l’intera società civile. Il loro aiuto è determinante nella promozione dei valori e nella sensibilizzazione. Andremo a cercare altre iniziative, anche tra gli allenatori, per avere testimonial in grado di veicolari i nostri messaggi in ogni angolo d’ Europa: ad esempio Allegri assieme ad altri suoi colleghi partecipa a una iniziativa “Insieme contro il cancro” sulla corretta alimentazione che è importantissima».

Uva UEFA ritorno – L’impatto del Covid e gli stadi italiani

Per quanto riguarda l’impatto del Covid sul calcio: «Credo che gli effetti li vedremo nel prossimo biennio – spiega l’ex vicepresidente Uefa -, ma il calcio e lo sport avranno sempre un ruolo importantissimo: non penso diminuiranno tesserati e praticanti. Né l’ amore per il pallone. Anzi, sono convinto che quando la vita sociale ed economica torneranno normali, avremo un entusiasmo ancora maggiore, con più voglia di sport, praticato o fruito da spettatori».

Chiosa finale sull’Italia e sull’arretratezza degli stadi italiani e sulla lotta al razzismo e alla violenza nel Bel Paese: «In Italia su alcuni temi sono stati fatti passi avanti, ad esempio quello della violenza attorno al calcio e i percorsi educativi con i giovani tramite i Centri federali territoriali. I casi di razzismo sono in un trend di decrescita da sei anni, ma la strada è lunga e mi fa sorridere che si parli ancora di impianti da modernizzare, perché è un concetto vecchio ormai di quindici anni. Lo stadio è il fulcro dell’ attività sociale di una città: se è brutto, mal tenuto e poco accogliente, è più facile che sia anche ‘cattivo’. Senza investimenti nelle infrastrutture, nei giovani e nei temi sociali non c’è futuro».