Cresce la liquidità depositata sui conti correnti di imprese e famiglie in Italia nel mese di settembre. Una crescita che gli esperti attribuiscono alle incertezze sull’economia legate alla pandemia di Covid-19.
Secondo i dati presentati ieri nel bollettino mensile dell’Abi i depositi hanno registrato una crescita dell’8% a quota 1.682 miliardi, in aumento di 125 miliardi. A fine agosto la liquidità era già su quei livelli, a 1.671 miliardi.
Il trend, come osservato dal Sole 24 Ore, fa più impressione. Specie se si tiene conto di altri due fattori:
- l’andamento del reddito del Paese, con il Prodotto interno lordo che a fine 2019 era a quota 1.787 miliardi;
- il fatto che la nuova impennata dei contagi si è verificata a partire da inizio ottobre ed è dunque possibile che la tendenza registrata si amplifichi nei mesi a venire.
Secondo quanto osservato dal Sole 24 Ore, le due voci, liquidità sui depositi e Pil, tenderanno a convergere nel corso del 2020:
- la prima aumenta con il crescere dei timori per il futuro;
- il secondo scende per effetto delle restrizioni che incidono su fiducia, consumi e sulla domanda di beni e servizi.
Ad incidere sull’aumento dei depositi sono state in particolare molte grandi imprese, che già prima dell’estate hanno fatto provvista di liquidità per evitare una nuova crisi legata a nuovi lockdown, anche circoscritti ad alcune aree.
Ma una quota importante dell’aumento dei depositi è legata pure ai comportamenti delle famiglie.
È anche vero il fatto che il sistema italiano soffre in modo endemico dell’incapacità di portare tanto risparmio verso l’economia reale. Un tema sul quale è tornata soltanto lunedì scorso la presidente dell’Ania, Bianca Maria Farina, quando – in occasione dell’assemblea annuale – ha sollecitato regole più flessibili per consentire alle compagnie assicurative di investire, ad esempio, in settori chiave come le infrastrutture.