Emergono nuovi dettagli sulla truffa da 30 milioni di euro che ha investito il tecnico dell’Inter Antonio Conte, e che potrebbe aver colpito altri volti noti del mondo del calcio. Un caso che cela il nome del manager Massimo Bochicchio e del fondo di investimento Kidman Asset Management.
Come spiega il Sole 24 Ore, qui Antonio Conte decide di investire una somma consistente del suo patrimonio. Una società inglese, neocostituita, che oltre a non avere storia non aveva un bilancio e nemmeno capitali: la società è composta da una sola azione, intestata a Bachicchio, del valore di 1 sterlina.
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La Kidman – prosegue il quotidiano – appare come la classica scatola vuota: dopo appena sei mesi dalla nascita, lascia la sede di Tabernacle Street, per trasferirsi in una zona più consona a chi gestisce decine di milioni di euro di Vip: la New Derwent House, a Theobalds Street, a due passi dal British Museum, nel cuore signorile di Holborn, la Londra benestante.
Indirizzi che appaiono di comodo, perché Bochicchio ha fatto leva sul nome di HSBC, la più grande banca inglese, per la quale aveva lavorato, come specchietto per allodole per attirare clienti. I soldi raccolti risultavano parcheggiati su un conto di deposito di HSBC cosa che faceva credere agli investitori che ci fosse la banca anglocinese dietro.
Ma così non era: anzi, il manager ha pure usato il nome del colosso bancario per stampare documenti falsi, e la vicenda è finita così in Tribunale. Il giudice ha dato ragione a Conte e compagni di sventura: ha congelato 61 milioni di dollari di beni di Bochicchio e intimato il finanziere a restituire i soldi all’allenatore in una società senza un passato e con una dotazione di appena una sterlina.
Ma la stranezza più grande è che la Kidman non risulta autorizzata dalla FCA, l’organo di vigilanza finanziaria del Regno Unito: chiunque raccolga e gestisca soldi di terzi, in UK deve essere “FCA Regulated” ma di questo “timbro” non c’è traccia nei documenti della società.