La presunta truffa finanziaria in cui è incappato l’allenatore dell’Inter, Antonio Conte, rappresenta solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno visto noti e facoltosi sportivi professionisti perdere (o rischiare di perdere) gran parte del capitale investito in affari apparentemente sicuri e ad alto rendimento.
Tra coloro che in passato hanno pagata cara l’inesperienza in termini di investimenti finanziari c’è l’ex campione del Milan e della nazionale olandese, Marco Van Basten, che nella sua autobiografia “Fragile“, scritta assieme al giornalista Edwin Schoon ed edita in Italia da Mondadori, racconta con dovizia di particolari le disavventure finanziarie affrontate dopo il ritiro dal calcio giocato.
Van Basten racconta come nei primi anni 2000 avesse affidato l’equivalente di 23 milioni di euro alla divisione “gestione di patrimoni” della banca olandese Abn Amro e di essersi trovato, a seguito della crisi dei mercati finanziari del 2001-2002, con perdite potenziali sugli investimenti effettuati dai suoi gestori pari a circa 10 milioni di euro.
Perdite che Van Basten avrebbe potuto riassorbire se avesse avuto il tempo di aspettare la ripresa dei mercati, ma che invece è stato costretto a incamerare, chiedendo al proprio gestore di patrimoni di liquidare subito gli investimenti effettuati negli anni precedenti.
Questo anche perché il tre volte Pallone d’Oro, negli anni seguiti al suo prematuro ritiro dal calcio giocato, si era trovato nel mirino del fisco olandese, che sul finire del 2001 gli aveva presentato una cartella esattoriale da 32,8 milioni di euro per una presunta frode fiscale messa in atto al momento del trasferimento della residenza fiscale del campione a Montecarlo dopo il suo addio al Milan.
Van Basten, che nel frattempo ha raggiunto un accordo col Fisco olandese, racconta con dovizia di particolari l’operazione di ingegneria finanziaria e fiscale messa in atto dai suoi consulenti per fargli pagare meno tasse.
“Era stato concepito un sistema ingegnoso da parte di un grande studio di consulenza fiscale al quale si era appositamente rivolta la mia legale“, spiega l’ex centravanti del Milan, “Un sistema complesso con un interesse pagato in anticipo, una variante su una lettera a interesse anticipato rilasciata spesso all’epoca dalle banche, solo che in questo caso si trattava della mia stessa S.r.l.”
“Le cose“, continua Van Basten, “stavano più o meno così: con la residenza ancora a Montecarlo avrei trasferito il mio patrimonio personale a una società appositamente fondata, operazione che avrebbe prodotto un notevole profitto alla società in questione (…) L’accordo di prestito prevedeva il pagamento anticipato per un lungo periodo, dieci o addirittura vent’anni, sulla base dell’interesse sull’interesse“.
“In tal modo“, si legga ancora nel libro, “il profitto arrivava a un importo pari a quattro volte il mio deposito. L’aumento di valore sarebbe stato restituito dalla società, senza tasse, dopo il mio trasferimento in Olanda, pensavano loro. Sbagliando“.
“Era del tutto legale, mi dicevano. Io comunque non ci capivo un tubo e lasciavo questo genere di cose alla mia avvocata. E, sotto il suo consiglio, ho firmato quasi «alla cieca» il consiglio dei consulenti fiscali“.