In mezza Italia si possono praticare gli sport di contatto, dal calcetto al beach volley, dal basket alle arti marziali, mentre nell’altra metà si attende ancora.
Come riporta la Gazzetta dello Sport, ieri a Sicilia, Puglia, Campania (dove il semaforo verde scatterà il 6 luglio), Abruzzo, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria, si sono aggiunte Lazio e Toscana. A tutte queste si unirà anche la Lombardia il 10 luglio.
Dall’altra parte, il no del Comitato Tecnico-Scientifico che ha fermato il via libera totale: il timore era che anche simbolicamente l’autorizzazione diventasse un rompete le righe sul distanziamento. Oggi o lunedì gli scienziati riaffronteranno la questione: da un lato, il «pressing» di Spadafora, dall’altro la prudenza del ministro della Salute, Roberto Speranza.
Nel frattempo c’è chi si schiera con Spadafora, da Malagò a Maurizio Casasco, il presidente della Federazione Medico-Sportiva: «D’accordo con Spadafora. La posizione del ministro della Salute è di eccessiva prudenza. Non si può pensare che ci siano le movide o le feste in piazza per le partite di calcio e poi non si possa tornare a fare sport. I nostri giovani rischiano l’obesità».
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Malagò è invece perplesso sulla divisione fra regioni: «Molte società si chiedono, perché da una parte si può e a cento chilometri no?». Le ordinanze potrebbero presentare diversità interpretative. Ma i testi possono essere impugnati soltanto del Governo, ipotesi decisamente da escludere.