L’attuale crisi pandemica sta travolgendo l’intero sistema sportivo mondiale e qualunque federazione si trova costretta a fronteggiare molteplici problematiche legate alla diffusione del Covid-19.
La Formula 1 è alle prese con una costante revisione del proprio calendario: dei 22 GP previsti originariamente, 3 sono stati annullati (GP d’Australia, GP di Monaco e GP di Francia) e 7 sono stati rinviati a data da destinarsi (GP del Bahrain, GP del Vietnam, GP di Cina, GP d’Olanda, GP di Spagna, GP d’Azerbaijan e GP del Canada), con il GP del Belgio, previsto per il 30 agosto, a serio rischio rinvio in seguito alle disposizioni governative concernenti la volontà di annullare l’organizzazione di grandi eventi calendarizzati entro il 31 agosto.
Formula 1 2020 calendario, le ipotesi
Nonostante ciò, il direttore generale della F1 Ross Brawn ha dichiarato a inizio aprile di credere nella realizzazione di un mondiale composto da 18-19 gare qualora risultasse possibile incominciare a correre a inizio luglio a porte chiuse.
Secondo gli statuti della FIA, 8 gare sono il minimo previsto per un campionato del mondo, pertanto, se le affermazioni di Brawn dovessero concretizzarsi, la Formula 1 avrebbe la possibilità di limitare i danni economici che l’attuale emergenza sanitaria sta creando, nonché permettere a diversi team di evitare quella bancarotta che al momento rappresenta la triste conseguenza della crisi in atto.
Ricavi Formula 1, i conti del circus
Quando nel 2016 Liberty Media acquistò il controllo della Formula 1 da CVC per 9 miliardi di dollari, si assunse anche la responsabilità di appianare il debito accumulato dalla precedente gestione (corrispondente alla metà circa del valore d’acquisto), tramite un accordo con le banche che prevede la corresponsione di circa 350 milioni di dollari all’anno derivanti dagli introiti generati.
Questi introiti, inoltre, secondo il “Patto della Concordia”, devono essere devoluti per il 67% alle scuderie secondo alcuni criteri di ripartizione, tra i quali rivestono particolare rilievo il piazzamento nella classifica costruttori, il grado di anzianità in F1, il valore storico del singolo team e la quota di bonus prevista.
Le principali voci di ricavo presenti nei conti dell’azienda statunitense comprendono:
- le entrate derivanti dalla vendita dei diritti tv (circa 700 milioni dollari all’anno);
- i pagamenti corrisposti dai promoter dei singoli GP (circa 600 milioni di dollari);
- le entrate erogate dai global partners (tra i 130 e i 180 milioni di dollari);
- i proventi derivanti da attività collaterali, quali merchandising, paddock club e diritti digitali.
Tutte queste voci, secondo i bilanci di Liberty Media, contribuiscono ai ricavi della Formula 1 per un totale di circa 2 miliardi di dollari l’anno.
I proventi generati dalla vendita dei biglietti, esclusi quelli relativi al paddock, sono invece di competenza dei proprietari dei singoli circuiti.
Ricavi scuderie Formula 1, i numeri dei team
Dei circa 2 miliardi di dollari fatturati nel 2019, 1,35 miliardi sono stati destinati alle scuderie secondo i criteri sopra riportati.
Tali introiti rappresentano il 68% delle entrate dei team, mentre la restante quota di fatturato è composta dagli introiti da:
- sponsorizzazioni;
- attività di merchandising;
- ricavi generali conseguiti dalle proprietà (ad esempio, la fornitura dei motori nel caso delle case costruttrici);
- entrate dai partner tecnologici.
Per quanto concerne i costi, invece, le principali voci di spesa in capo alle scuderie riguardano:
- i costi del personale (573 unità in media per team);
- i costi di iscrizione al mondiale di Formula 1 e i costi di implementazione e innovazione tecnologica, fissati ad un tetto massimo di 175 milioni di dollari per team a partire dal 2021 (budget cap).
Il budget 2020 della Ferrari in Formula 1
Nello specifico, in riferimento al 2019, il budget impiegato dalla Ferrari si attesta sui 435 milioni di dollari (6,1% in più rispetto al 2018).
Stessa cifra cui ammontano i ricavi, così composti:
- 205 milioni da Liberty Media;
- 165 milioni dagli sponsor;
- 40 milioni dai contributi della proprietà;
- 25 milioni dai partner tecnologici.
Il budget della Mercedes
Il budget della Mercedes, invece, si è attestato sui 425 milioni di dollari (6,25% in più rispetto al 2018), a fronte di ricavi pari a 420 milioni di dollari, così ripartiti:
- 180 milioni da Liberty Media;
- 120 milioni dagli sponsor;
- 80 milioni dai contributi della proprietà;
- 40 milioni dai partner tecnologici.
Il budget della Red Bull
Per quanto riguarda la Red Bull, il budget impiegato è risultato pari a 335 milioni dollari (8,1% in più rispetto al 2018), stessa cifra dei ricavi, così composti:
- 150 milioni da Liberty Media;
- 110 milioni dagli sponsor;
- 65 milioni dai contributi della proprietà;
- 10 milioni dai partner tecnologici.
L’impatto del Covid-19 sulla Formula 1
Dall’inizio della crisi economica legata alla diffusione del Covid-19, la F1 ha perso 3,6 miliardi di dollari di capitalizzazione e le quattro case automobilistiche fornitrici di motori (Mercedes, Ferrari, Honda e Renault) hanno registrato un calo complessivo del loro valore di mercato pari a 29,9 miliardi di dollari: in particolare, il valore della Mercedes è crollato di 13,1 miliardi, quello della Honda di 9,1 miliardi, quello della Ferrari di 4,8 miliardi e quello della Renault di 3 miliardi.
Dato che gli incassi previsti per il 2020, a prescindere dall’evolversi della situazione sul lato della ripresa delle gare, non saranno all’altezza del recente passato e che molti sponsor non potranno più far fronte alle spese della F1, molti team di medie e piccole dimensioni si troverebbero nella situazione di dover affrontare un drastico taglio del personale (riducendo il costo complessivo degli ingaggi almeno del 50%) o addirittura di andare incontro ad un fallimento assicurato, scenario che vale soprattutto per scuderie come Williams e Haas e che potrebbe coinvolgere anche Racing Point e Alpha Tauri (ex Toro Rosso).
Questi team, a fronte dei 120-140 milioni di dollari di spesa annua puntualmente sostenuti, si ritroverebbero in cassa nemmeno la metà del necessario per sopravvivere, trovandosi costretti ad intervenire in maniera drammatica sui costi del personale e rimanendo appesi ad un filo di speranza: la ripresa della competizione e la disputa di un numero sufficiente di GP per poter limitare in parte i danni sul fronte ricavi.
Tale scenario, infatti, permetterebbe a Liberty Media di salvaguardare, da una parte, una quota degli introiti da diritti tv, i quali rappresentano la principale fonte di ricavo del sistema F1, e dall’altra parte una quota degli introiti elargiti dagli organizzatori dei vari GP, sebbene questa risulterebbe essere una fetta davvero piccola rispetto alle previsioni originarie data la disputa delle gare prevalentemente a porte chiuse.
Al momento, visto lo stato di incertezza riguardo l’inizio del Mondiale e il recupero dei GP rinviati, le uniche modalità a disposizione della F1 per garantire la sopravvivenza di parte del sistema consistono nell’incrementare il capitale di prestito e la base debiti e nell’attingere dalle riserve di denaro, attualmente pari a 402 milioni di dollari.
Formula 1 2020, le strategie e il futuro
Quale futuro per la Formula 1? Tanta incertezza avvolge la risposta a questa domanda, ma non vi è dubbio sul fatto che uno dei punti fondamentali sul quale tutti i team principal si trovano costretti a ragionare riguarda la sostenibilità del Circus nel futuro, cercando di avanzare proposte per rendere il sistema il più autosufficiente possibile.
È in quest’ottica che si inserisce il ritorno in auge di uno degli argomenti più sussurrati negli ultimi anni e mai realmente affrontato: un “Mondiale a costo zero”.
Paradossalmente, gli effetti del Covid-19 sul mondo dell’automobilismo potrebbero rivelarsi l’opportunità per rivedere tutta una serie di punti fermi considerati finora intoccabili, a cominciare dal rapporto ricavi-spese.
Alla base del concetto di Formula 1 a costo zero vi è l’idea di mettere un team nelle condizioni di ambire a traguardi importanti senza dipendere dall’apporto di ingenti finanziamenti, ma sostenendosi grazie a pochi sponsor in grado di coprire circa il 20% del budget e alla quota garantita da Liberty Media.
Tale obiettivo sembra raggiungibile solamente attraverso un netto ridimensionamento delle principali voci di spesa legate al mondo della F1; in particolare, l’argomento più discusso in merito riguarda i tagli al budget cap per permettere ai team minori di colmare il gap tecnico-economico con i top team, garantendone la sopravvivenza nel sistema.
Tutto questo, però, senza snaturare il DNA stesso della F1 e conservando la possibilità in capo alle scuderie di fare la differenza con il proprio know-how tecnico: lo sviluppo deve continuare, solo con meno investimenti.
Mettere da parte gli interessi personali in favore del bene comune, ponendo nuove basi per il futuro: questo è l’imprescindibile punto di (ri)partenza cui doversi affidare, nella speranza di poter finalmente vedere spenti i semafori rossi il 5 luglio al Red Bull Ring di Spielberg.
Articolo a cura di Nicola Brunelli