Premier, i medici dei club chiedono l'assicurazione sui contagi

La Premier League, sta lavorando per riprendere il campionato interrotto a causa della pandemia di Covid-19. L’obiettivo è quello di tornare in campo il prossimo 8 giugno ma con modalità…

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La Premier League, sta lavorando per riprendere il campionato interrotto a causa della pandemia di Covid-19. L’obiettivo è quello di tornare in campo il prossimo 8 giugno ma con modalità ancora tutte da definire e che verranno con tutta probabilità stabilite nella riunione di lunedì prossimo che potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro della stagione inglese.

Sul tavolo della Football League ci sono varie ipotesi per una ripresa in sicurezza che combini l’esigenza di non stravolgere il campionato con la salute dei calciatori, ovviamente sempre al primo posto. Tra queste opzioni, l’ultima giunge da Gordon Taylor, amministratore delegato dell’Associazione dei calciatori professionisti, il quale ha proposto di disputare le partire con tempi inferiori, rispetto ai classici 45 minuti. Un’eventualità che il presidente della Football League, Rick Parry, non sembra al momento prendere in considerazione.

«Non conosciamo il futuro ma sappiamo quali sono state le proposte, quali idee sono state messe in campo – ha detto Taylor alla BBC – Penso alla possibilità di fare più sostituzioni, di partite con due tempi inferiori ai canonici 45 minuti e alla possibilità di stadi neutrali».

Un’altra opzione prevede di spostare il campionato inglese all’estero, in un paese con meno contagi. Dall’Australia è giunta la candidatura della città di Perth che sarebbe disposta ad ospitare le ultime 92 partite della Premier League nei quattro stadi cittadini.

Le parole di Taylor seguono la presa di posizione di alcuni medici dei club della Premier League i quali hanno scritto alla lega in cerca di risposte urgenti e sollevando preoccupazioni in merito al ritorno del calcio. Il documento presenta un elenco di domande su 10 aree tematiche diverse. Uno dei punti cruciali riguarda la responsabilità dei medici stessi e una copertura assicurativa qualora i giocatori risultassero contagiati. “Se succede qualcosa a un giocatore? Chi è responsabile, il medico o la Premier League? Come medici, come possiamo approvare il protocollo, le cui linee guida prevedono ancora il rischio di morte?”

Pur riconoscendo che il protocollo fornisce dettagli sulla mitigazione del rischio di trasmissione del virus attraverso test regolari e distanziamento sociale durante gli allenamenti, i medici affermano che “non viene calcolato il rischio al di fuori di quell’ambiente e non vengono valutati i contatti per giocatori e staff all’esterno del gruppo squadra”. Inoltre i medici identificano la limitata conoscenza della trasmissione aerea come un potenziale problema quando si tratta di mitigare il rischio sul campo di allenamento e quando si usano stanze come i servizi igienici, con una domanda successiva posta riguardo al contatto fisico: “Il virus può essere trasmesso dal sudore?”. Domanda a cui non si ha ancora risposta.

Alla Premier League è stata anche chiesta maggiore chiarezza su protocolli medici, test e salute dei giocatori. I vertici del campionato inglese hanno dichiarato di aver analizzato il documento presentato dai medici e che si impegneranno per rispondere a ogni singola domanda. Il governo è pronto a rivedere le misure del lockdown alla fine di questa settimana, il calcio inglese, come quello italiano, è invece ancora alle prese con i dubbi, legittimi, circa un’ eventuale ripartenza.