«Come sto vivendo il momento di isolamento? Sono in casa e non esco assolutamente, ma la giornata vola. Leggo i giornali durante la notte, mentre prima lo facevo la mattina, e durante la giornata ci sono molte più comunicazioni rispetto a prima; grazie alle nuove tecnologie riesco a fare riunioni e conferenze a distanza».
Così l’amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani, ha parlato a “TeleRadioStereo” della sua quarantena. «Credo che ci sarà un mondo prima e dopo il Coronavirus, ci si abituerà a vivere con questi mezzi in un modo diverso rispetto a come abbiamo fatto fino a qualche settimana fa», ha aggiunto Galliani.
«Sono preoccupato come tutti per la salute di ognuno, ci sono ancora centinaia di morti ogni giorno e bisogna pensare a questo. Poi quando la guerra contro questo nemico invisibile sarà finita arriverà il momento di ricostruire il Paese che sta perdendo 100 miliardi al mese di produzione, bisognerà capire se i consumi riprenderanno come prima, cosa che io dubito», ha spiegato l’a.d. del club brianzolo.
A proposito della situazione all’estero, Galliani ha detto: «Faccio fatica a dare colpe agli altri Paesi, anche l’Italia ha perso tempo e doveva partire prima con i decreti. Non mi sento di giudicare nessuno, anche l’Italia se avesse chiuso prima si vedrebbero i risultati. Io vivo in Lombardia e due terzi dei morti arrivavano da questa regione».
Alla domanda se si tornerà a giocare a calcio in questa stagione, Galliani ha detto che «non ho una risposta. Abbiamo appena appreso che le Olimpiadi sono state spostate all’anno prossimo, bisogna affidarsi alla comunità scientifica e saranno i medici a dirci quando si potrà tornare a giocare. Fare previsioni adesso è inutile».
«Dipende dall’andamento del virus, certo è che quando usciremo di casa non sarà più come prima, vedo difficile che 80mila persone possano tornare a radunarsi a San Siro. Credo si giocherà per molto a porte chiuse e poi forse uno seggiolino sì e uno no. Ma certamente ora bisogna pensare solo alla salute e poi a tutte le altre attività, e il calcio è una delle altre attività», ha concluso l’ex dirigente del Milan.