Mentre in Italia e in Europa non si ferma l’epidemia di Coronavirus Covid-19 il mondo del calcio si interroga comunque su quando poter riprendere le partite in modo da completare la stagione sportiva 2019-2020.
Coronavirus: i tifosi chiedono il rimborso dell’abbonamento allo stadio
Se da un lato la Uefa, nel vertice di martedì 17 marzo, ha ipotizzato sette possibili scenari per riuscire a concludere Europa League e Champions League entro il 30 giugno, governo italiano, Figc e leghe professionistiche navigano a vista per cercare di capire quando poter far riprendere i campionati, almeno a porte chiuse.
L’ipotesi più gettonata al momento (ne hanno parlato sia il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, sia il presidente della Figc, Gabriele Gravina) è quella di ricominciare a giocare il 3 maggio per poter completare tutti i campionati entro il 30 giugno o utilizzare la deroga per allungare la stagione anche al mese di luglio.
Data l’emergenza sanitaria per il Coronavirus in corso è comunque difficile immaginare che la Serie A possa riprendere a giocare a porte aperte.
Un’eventualità, quella di una ripresa dei campionati a porte chiuse, che danneggia tutti coloro che ad inizio stagione hanno acquistato l’abbonamento per assistere alle partite casalinghe della propria squadra del cuore.
La domanda che in molti si pongono è: nel caso in cui i campionati dovessero riprendere a porte chiuse o, nel caso estremo di sospensione definitiva dei campionati, gli abbonati allo stadio hanno il diritto di chiedere il rimborso per la quota di abbonamento non usufruita?
Calcio e Finanza lo ha chiesto a Marco Bisceglia partner di De Bedin & Lee Studio Legale Associato.
E’ possibile ottenere il rimborso dell’abbonamento allo stadio? Il parere di De Bedin & Lee
Il diritto al rimborso dell’abbonato incolpevole nel caso di partite a porte chiuse o in altri casi di squalifica del campo è escluso nelle condizioni generali di abbonamento di alcuni club, mentre altri invece lo contemplano, con alcune limitazioni.
Più di un Tribunale però ha dato in passato ragione, in qualche misura, alle associazioni dei Consumatori, che avevano avviato iniziative giudiziali per contrastare l’esclusione del rimborso, ed è probabile che oggi il principio venga ancora più riconosciuto.
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