Il procuratore aggiunto della Figc, Giuseppe Chinè, ha appena inviato alla Procura generale dello sport una richiesta di archiviazione sull’indagine aperta sull’elezione alla presidenza della Lega di serie A di Gaetano Miccichè, poi dimessosi lo scorso 19 novembre. Accertate le irregolarità denunciate dal presidente del Genoa, Preziosi, Chinè non ha riscontrato prova di un dolo che farebbe scattare i deferimenti. Il Procuratore vicario – stando a quanto riporta l’ANSA – scrive però che “eventuali nuove risultanze della indagine pendente presso la Procura della Repubblica di Milano saranno acquisite dalla Procura Federale per la riapertura del procedimento”.
Miccichè fu eletto il 19 marzo 2018 al vertice della Lega Serie A, reduce da un doppio commissariamento, prima con Carlo Tavecchio e poi con il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Proprio Malagò aveva risolto l’impasse indicando alle venti società il nome del banchiere, presidente di Banca Imi, e membro del cda di Rcs.
Anziché la maggioranza qualificata a scrutinio segreto, Miccichè aveva bisogno dell’unanimità per essere eletto, come prevede lo statuto per evitare il conflitto di interessi di chi ha ricoperto incarichi in istituzioni private di rilevanza nazionale in rapporto con i club o i loro gruppi di appartenenza.
Lo scrutinio segreto fu accompagnato in assemblea, presieduta dall’allora commissario Malagò, dalle dichiarazioni pubbliche di voto (tutte a favore di Miccichè), per insistenza in particolare dell’a.d. della Roma, Mauro Baldissoni, e del presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Alla fine, Miccichè fu quindi eletto per acclamazione e non furono scrutinate le schede, che sono tuttora custodite nell’urna elettorale sigillata.