In Spagna si guarda con interesse al tema delle agevolazioni fiscali. Il presidente della Liga spagnola, Javier Tebas, è decisamente preoccupato dalle variazioni fiscali adottate dall’ Italia, che riguardano il mondo del calcio e aiutano la crescita della Serie A.
Come noto, il Decreto Crescita introdotto quest’anno, consente alle società che ingaggiano calciatori che hanno mantenuto la residenza fiscale all’estero negli ultimi due anni, di pagare meno tasse. Nello specifico, i redditi da lavoro dipendente per i calciatori professionisti impatriati concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50% del loro ammontare.
Il tutto se vengono rispettate altre due condizioni oltre a quella di aver avuto la residenza fiscale all’estero negli ultimi due anni. Infatti, i giocatori in questione hanno l’obbligo di permanenza in Italia per due anni a seguito del trasferimento di residenza e lo svolgimento dell’attività lavorativa deve avvenire prevalentemente nel territorio italiano.
Tebas parla da mesi della possibilità di introdurre un sistema analogo, e ieri tornando sull’argomento ha dichiarato che chiederà un appuntamento al nuovo governo spagnolo (ancora da formare) per chiedere la possibilità che gli stipendi dei calciatori spagnoli siano tassati al 25%.
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Si tratterebbe di una aliquota simile a quella della celebre «Ley Beckham» che permise il boom della Liga all’inizio del secolo, con l’obbligo però per i club di reinvestire i risparmi derivati dall’ agevolazione fiscale nel movimento calcistico, secondo Tebas importante traino dell’industria nazionale.