Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, è intervenuto a “Tutti convocati”, programma di Radio 24, dove ha parlato di pirateria e dei rapporti con l’Arabia Saudita. A tal proposito, De Siervo ha confermato che nulla dovrebbe cambiare per quanto riguarda la prossima edizione della Supercoppa italiana.
«Abbiamo un contratto con loro (Arabia Saudita mdr) per tre edizioni della Supercoppa, una si è già svolta a Gedda. La Lega vuole rispettare il contratto, non siamo in lotta con l’Arabia: solo una richiesta delle due squadre potrebbe evitare di giocare lì», ha spiegato.
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Il dirigente si è poi soffermato sugli altri temi caldi, a partire dall’ipotesi di un canale tv della Lega, precisando tra l’altro che «sul tema dei diritti tv faremo un bando dopo l’estate con largo anticipo rispetto al passato».
I numeri della pirateria in Italia dicono che il 38% degli italiani segue gli eventi sportivi illegalmente, con un fatturato mancato di 1 miliardo di euro annui. «La lettura dei numeri è impietosa – ha spiegato De Siervo commentando i dati –. Abbiamo questo triste primato in Europa di essere il Paese dove i pirati hanno maggiore facilità di movimento. Purtroppo, con questi numeri lo scenario futuro è quello che rischia di vedere una riduzione significativa dei ricavi per noi e per le nostre squadre, con una perdita di competitività sia nell’acquisto dei giocatori, ma soprattutto mancheranno i soldi per fare i nostri stadi e colmare quel gap infrastrutturale di cui tutti parliamo».
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De Siervo ha poi aggiunto: «C’è grande preoccupazione, dobbiamo far capire che questi atteggiamenti sono veri e propri atti criminosi. Stiamo iniziando delle azioni risarcitorie verso quelli che sono gli hosting provider, i grandi server che consentono lo streaming, che sono di base strutture importanti che fanno attività legale, ma a lato di quella legale lavorano stabilmente per questi cartelli di criminalità organizzata, che in tutta Europa stanno distribuendo contenuti illegali. Questo aspetto ci sta portando a fare delle azioni in sede penale, nei confronti delle persone che gestiscono queste attività».