La scuola Ajax torna alla ribalta, anche se i tempi del dominio in Olanda restano lontani. La clamorosa vittoria al Bernabeu contro il Real Madrid, con conseguente eliminazione dei campioni in carica, ha fatto tornare al centro dell’attenzione il modello dei lancieri, spesso protagonista nella storia del calcio.
Cruijff e Rinus Michels, Van Basten e Rijkard, Van Gaal e Seedorf, i gemelli De Boer e van Der Sar, fino ad arrivare a De Jong e De Ligt: talenti e allenatori che hanno fatto la fortuna dell’Ajax dagli anni ’60 ad oggi. Anche a livello economico, come dimostra anche la cessione proprio di De Jong al Barcellona per 75 milioni di euro.
Negli anni, però, il modello Ajax si è trasformato anche a livello economico: le cessioni restano importanti (come per la maggior parte ormai dei club d’Europa, anche tra big di primo livello), ma la struttura da grande azienda è consolidata e permette ai lancieri di mantenere ricavi importanti ogni anno, indipendentemente dalle componenti straordinarie (plusvalenze o la partecipazione alle coppe).
Non sempre poi il modello funziona in campo: il ritorno ai quarti di finale di Champions dopo 15 anni fa da contraltare all’assenza di trofei dal 2013/14, con in mezzo quattro secondi posti consecutivi in Eredivisie e la finale di Europa League persa contro il Manchester United di Mourinho nel 2016/17.
Risultati sportivi che hanno relativamente impatto su quelli economici. Al centro del progetto c’è una struttura di settore giovanile che garantisce talenti (al 1° ottobre 2018 nelle 31 leghe professionistiche europee di prima divisione c’erano ben 77 giocatori cresciuti ad Amsterdam presenti, con l’Ajax al top in Europa), ma soprattutto lo stadio.
Inaugurato nel 1996, l’Amsterdam Arena continua ad essere un modello per gli impianti di tutta Europa, anche perché gli investimenti sono proseguiti nel tempo: si parla di 170 milioni, con ulteriori 50 milioni per la ristrutturazione verso gli Europei 2020.
Investimenti che hanno avuto effetto anche sul conto economico: pur senza una capienza esagerata (54.990 posti), negli ultimi 10 esercizi (nove e mezzo, considerando i dati semestrali della stagione 2018/19) ha garantito una media di circa 33 milioni di euro ogni stagione, per complessivi 336 milioni di euro dal 2009 ad oggi. Cifre quasi sempre superiori ai 30 milioni a stagione grazie soprattutto agli abbonamenti (circa 11 milioni di ricavi in media annui) e alla vendita dei posti skybox e hospitality (circa 10 milioni annui).
Un impatto fondamentale sui ricavi dell’Ajax: in media infatti le entrate dallo stadio hanno rappresentato 1/3 del fatturato netto (escluso quindi il player trading) dei lancieri, con una percentuale del 33,8%. La media in queste ultime stagioni è stata infatti di 33,6 milioni di euro di ricavi dallo stadio su un fatturato medio di 99,4 milioni.
L’aspetto commerciale è stato sviluppato anch’esso di pari passo, passando dai 31,7 milioni del 2009/10 ai 26 milioni della sola prima metà della stagione 2018/19 (46,1 milioni nel 2017/18), per complessivi 364 milioni di euro, pari a un altro 36% circa sul fatturato netto. La dipendenza quindi dalla partecipazione alle coppe e dai diritti tv è ridotta al minimo, anche per le cifre minime soprattutto per quanto riguarda le competizioni nazionali (14 milioni nel 2017/18).
Senza dimenticare l’altro grande elemento del modello: le cessioni. Il player trading ha generato 266,6 milioni di euro nelle ultime stagioni, con un picco di 78,6 nel 2016/17 che sarà facilmente superato nell’annata in corso grazie alla già citata cessione di De Jong al Barcellona.
Numeri che hanno permesso, dati anche costi mantenuti sempre a livello di guardia nelle ultime stagioni (rapporto stipendi-fatturato al 57% nel 2017/18, sceso addirittura al 39% nella prima metà del 2018/19 grazie ai ricavi schizzati verso l’alto con i 45 milioni derivanti dalla partecipazione alla Champions, nonostante l’aumento dei costi del personale a 41,3 milioni), di chiudere spesso e volentieri l’esercizio in utile: l’ultimo rosso pesante è il -22,8 milioni del 2009/10, ma nel periodo l’utile complessivo è stato di circa 120 milioni di euro.