“All’inizio ero scettico, ma mi sono dovuto ricredere, i fatti hanno dimostrato che la Var serve”: così l’arbitro toscano Massimiliano Irrati ai microfoni di “Radio Anch’io lo sport”, su Rai Radio 1. “I fatti hanno dimostrato che serve – ha sottolineato Irrati – quando Rosetti, leader poject del progetto Var, ci iniziò a parlare di questa cosa due anni fa sembrava inapplicabile, ero molto dubbioso sull’applicazione pratica convinto che potesse trasformare il calcio in peggio ma mi sono dovuto ricredere”.
“Il comportamento dei calciatori è migliorato il gioco effettivo è aumentato – ha proseguito -. Chiunque faccia l’arbitro non può che apprezzare l’aiuto che viene da fuori, prima doveva decidere completamente da solo e mentre tutti gli altri rivedevano le azioni lui era l’unico a non poterlo fare”. Irrati parla anche della sua esperienza nello staff addetto alla Var ai Mondiali di Russia: “E’ stato qualcosa di incredibile. Ho vissuto per un mese una vita parallela, una realtà virtuale, ma è stato un momento di crescita tecnica non indifferente”.
“Sul Mondiale l’attesa sul Var era esagerata – ha aggiunto Irrati – noi italiani eravamo abituati a questo ma nel 90% dei paesi nessuno sapeva realmente di cosa si trattava. Un errore evidente nel mondiale sarebbe stato un pessimo biglietto da visita per la Var, per la Fifa e chi aveva investito tantissimo in questa tecnologia”.
“Vari nei maxischermi? È una forma di rispetto verso gli spettatori allo stadio. Rischi per l’arbitro non ce ne sono, non mi sono mai fatto condizionare da agenti esterni”.
Il “fischietto” toscano parla poi della possibilità che prima o poi gli arbitri possano parlare dopo le partite: “Se ci sono le condizioni perché non farlo, noi ci incontriamo costantemente con allenatori e giocatori, siamo in grado di sostenere un’intervista, chiaro che se si parla solo di un episodio o di favoritismi non diventerebbe fattibile. In altri contesti non ci sarebbero problemi”.
Ad un ascoltatore che chiede come mai non ci sia uniformità di giudizio tra gli arbitri e perché non sempre si chiede l’utilizzo del Var Irrati risponde che “in A siamo 21 arbitri, 21 personalità diverse, 21 concezioni diverse dell’arbitraggio anche se lavoriamo per fare tutti le stesse cose, chiaro che un minimo di discrezionalità ci sia. Anche per la Var ci sono situazioni che possano apparire chiare ad un arbitro e meno ad un altro, c’è una componente discrezionale, ci sono episodi di cui anche sui giornali si parla per mesi o per anni”. Irrati sabato scorso ha arbitrato Juventus-Lazio e su Cristiano Ronaldo ha aggiunto “è un grandissimo giocatore ma non lo scopro certo io, è un valore aggiunto per il nostro campionato”.