Relazione Agcom utenti tv in streaming in Italia – L’uso di internet continua a crescere in Italia, radio e televisione tengono, mentre crolla l’editoria tradizionale.
È questa, come riferisce il quotidiano La Stampa, la fotografia scattata dall’Agcom nella sua relazione annuale, in cui definisce il 2017 l’anno della «tv liquida».
L’Italia è infatti un paese immerso nei Big data, il flusso di dati digitali che circolano sul web, con i rischi che comportano i monopoli dei grandi gruppi come Facebook, Google e Apple: a dimostrarlo sono i 3 milioni di italiani che lo scorso anno hanno seguito abitualmente la tv in streaming (a maggio 2018 la cifra è arrivata a 3,5 milioni) e 9-12 milioni di persone hanno scaricato contenuti televisivi dal web.
Relazione Agcom utenti tv in streaming in Italia – Tiene anche la tv tradizionale
La tv tradizionale però continua ad avere la sua importanza, sia come ascolti che come valore economico. Il mercato vale il 3% del Pil I ricavi del settore e dei singoli segmenti – telecomunicazione, media e servizi postali – sono per il 2017 una fetta importante di Pil, il 3%, con un business da 54,2 miliardi di euro, in crescita dell’1,2%.
Per il presidente dell’Autorità per le garanzie delle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, nel comparto però ci sono differenze sostanziali. Da una parte ci sono le comunicazioni che valgono 32,2 miliardi (+0,9%) e il settore postale che cresce del 6,6% a 7,4 miliardi; dall’altra i media, che calano dello 0,9% a quota 14,6 miliardi.
Relazione Agcom utenti tv in streaming in Italia – In crisi l’editoria tradizionale
La crisi dell’editoria non è una novità: i ricavi lo scorso anno sono scesi a 3,6 miliardi, -5,2%, per un settore che «nell’ultimo decennio ha perso all’incirca metà del suo peso economico», spiega il presidente dell’Agcom, secondo cui il problema investe «governo e Parlamento e richiede una riflessione di ampio respiro».
La televisione resta comunque ancora il mezzo con la maggiore valenza informativa. I ricavi di questo settore però calano leggermente a 8,1 miliardi di euro (-2%).
I padroni del mercato sono tre e occupano il 90% della torta delle risorse: al primo posto c’è 21st Century Fox/Sky Italia con una quota del 33% (+1%), poi la Rai con il 28% (-1,5%) e il gruppo Fininvest/Mediaset con il 28% (+0,1%). A seguire Discovery, con una quota del 2,7% e Cairo Communication all’1,5%.
La tv in chiaro – dominata da Rai e Mediaset che detengono insieme l’82% dei ricavi – rappresenta ancora oltre la metà delle risorse del settore, il 58%, raggiungendo i 4,8 miliardi di euro. La pay tv invece – la cui leadership appartiene a Sky – si attesta sui 3,4 miliardi, pari al 42% dei ricavi.