Il presidente del Milan, Yonghong Li, scende in campo in prima persona per chiudere la pratica del rifinanziamento della holding Rossoneri Sport Investment Luxembourg.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, l’uomo d’affari cinese sarebbe stato nei giorni scorsi a Milano per lavorare assieme all’ad del club rossonero, Marco Fassone, al delicato dossier su cui è stato acceso un faro anche dalla Uefa: proprio l’incertezza sul futuro del debito della holding cui fa capo il Milan è infatti il punto che ha spinto Nyon a non concedere prima il voluntary e poi il settlement agreement.
L’ obiettivo – scrive la Gazzetta – è piuttosto evidente: provare a fare qualche passo avanti sul rifinanziamento del debito che il club rossonero ha contratto con Elliott, con particolare riferimento alla parte relativa al proprietario. Ovvero 180 milioni (mentre il debito con il Milan è di 123), interessi esclusi, che dovranno essere restituiti al fondo di Paul Singer entro metà ottobre.
Milan, il nodo del rifinanziamento dietro il no della Uefa al settlement
Mr. Li sta tentando un’accelerata in vista dell’ ultimo round con la Uefa, nella speranza che qualche novità sul rifinanziamento possa indurre a più miti consigli la Camera giudicante di Nyon. Lo scopo è evitare quantomeno l’ esclusione dalle coppe.
Da quel poco che filtra sarebbe stato fatto qualche passo avanti, ma ovviamente a trapelare è soprattutto cautela. Di certo Li Yonghong lungo la settimana ha avuto una lunga serie di incontri in cui ha deciso di spendersi in prima persona.
E’ infatti la prima volta che il presidente si occupa di affari legati al club a Milano, fin qui visitata soltanto in occasione di alcune partite (mentre nei mesi scorsi era stato avvistato a Londra).
C’ è anche da dire che nelle ultime settimane l’ aria per lui si era fatta particolarmente pesante. A partire dai consueti dubbi sulla sostenibilità finanziaria del club, passando dai punti di domanda sugli aumenti di capitale (che alla fine sono sempre arrivati) e sul ruolo di Elliott. Un creditore particolare, che dovrà rientrare del prestito elargito a Mr. Li e nello stesso tempo ha offerto ulteriore aiuto economico in caso di esigenze.
E’ cosa nota che Elliott subentrerebbe alla proprietà cinese se Mr. Li non riuscisse a completare tutti gli aumenti di capitale (entro fine giugno deve arrivare ancora una tranche da circa 30 milioni), ma la discesa in campo in prima persona dimostra che il presidente, almeno per il momento, non ha alcuna intenzione di abdicare.
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Di certo si è reso conto che il tempo stava iniziando a stringere (Fassone aveva chiarito un mese fa che sul tavolo di Yonghong sarebbero arrivate almeno tre proposte di rifinanziamento), che la fiducia nei suoi confronti stava toccando i minimi storici.