Vivendi Mediaset Premium Sky – L’alleanza strategica tra Vivendi e Mediaset, con il passaggio della pay-tv Premium sotto il controllo dei francesi, cambia completamente le prospettive del mercato italiano della televisione a pagamento. Se fino a poco tempo fa in molti scommettevano ancora (o almeno ci speravano) su un possibile accordo tra Premium e Sky, se non dal punto di vista societario almeno su quello dello scambio di contenuti (leggasi Champions League), con la pay tv del Biscione sotto il controllo di Vivendi questa prospettiva sembra allontanarsi in modo importante.
Con l’acquisto di Premium, infatti, Vivendi dà vita a un nuovo polo europeo, con un network pay tv da oltre 13 milioni di abbonati (Vivendi controlla Canal+, che ha da poco siglato un accordo sui contenuti con beIN Sports) e la coproduzione di contenuti da distribuire in Italia, Francia e Spagna. Un concorrente ben più temibile della vecchia Premium per il gruppo Sky di Rupert Murdoch, considerato che Vivendi dispone di circa 10 miliardi di liquidità (frutto delle dismissioni di asset degli anni scorsi) da investire nello sviluppo dei suoi nuovi business.
Ma cosa cambia concretamente per gli abbonati di Premium e per quelli di Sky, che puntavano alla possibilità di vedere la propria edizione della Champions League sulla tv satellitare? Il primo effetto del passaggio di Premium sotto il cappello di Vivendi è quello di rafforzare dal punto di vista finanziario la società.
Finora l’investimento nella pay-tv è stato un peso per Mediaset, che aveva sul groppone i costi esorbitanti dell’esclusiva Champions, pagata 239 milioni a stagione, oltre a quelli della Serie A (370 più 3 di diritti accessori e anche l’archivio di 15 club), e ha chiuso il bilancio 2015 con una perdita di 83,8 milioni, ben lontana dal break-even previsto nel 2017 seppur con abbonati in crescita da 1,7 a oltre 2 milioni.
Ma Vivendi ha le spalle molto più larghe e potrà pertanto non solo aspettare con minori apprensioni la crescita di Premium ma anche investire ulteriori risorse per affrontare la concorrenza di Sky.
Alla luce di queste considerazioni appare pertanto più difficile di prima aspettarsi un accordo tra Premium e Sky finalizzato a uno scambio di contenuti in grado di portare la Champions League anche sulla tv satellitare di Murdoch. Almeno per la prossima stagione è lecito attendersi che la Champions rimarrà appannaggio esclusivo della nuova Premium targata Vivendi.
E’ però vero che l’offerta sportiva di Sky è senza dubbio più ricca di quella di Premium. Senza considerare che la tv di Murdoch detiene i diritti della Formula Uno e del MotoGP, tutto il grande calcio internazionale, ad eccezione della sola Champions, è al momento in esclusiva su Sky (o su Fox Sports, trasmessa in esclusiva nel pacchetto Sky).
Sky si è anche già assicurata i diritti di trasmissione della Premier League in Italia per le prossime tre stagioni, mentre per quanto riguarda la Liga spagnola, Fox Sports si è assicurata i diritti fino alla stagione 2017/18.
Qualche margine per quegli abbonati delle due piattaforme che ancora sperano in un accordo per uno scambio dei contenuti forse ancora c’è.
Chi brinda sono invece i club di Serie A perché con il passaggio di Premium a Vivendi in Italia entra un operatore con le spalle forti e una capacità di investimento smisurata. I diritti della Serie A, nonostante il calo d’appeal del campionato degli ultimi anni, non hanno mai smesso di crescere, segnando un +20% nel ciclo iniziato in questa stagione: oltre ai 943 milioni delle pay tv, tra estero, Coppa Italia e altri diritti si arriva a una media annua di 1,2 miliardi. Tra un anno si rifarà il bando per il triennio 2018 2021 e l’ingresso di Vivendi ha quantomeno il merito di rivitalizzare il mercato.