La Juventus non seguirà l’esempio dell’Inter e non cercherà soci esteri che accompagnino la famiglia Agnelli-Elkann nell’azionariato della società. A spiegarlo è stato il presidente del club bianconero, Andrea Agnelli, all’assemblea degli azionisti della società torinese, che ha approvato il bilancio al 30 giugno 2013 chiuso con un rosso di circa 16 milioni (in calo rispetto ai 48 milioni del 2012). “Qualsiasi ipotesi sia stata fatta o abbiate letto è destituita di ogni fondamento”, ha spiegato Agnelli, rispondendo a un azionista sull’ipotesi che l’azionista di riferimento, Exor (la holding della famiglia agnelli che controlla la Juventus con il 60%), sia alla ricerca di un partner internazionale per la società bianconera.
Nel discorso agli azionisti, Agnelli si è mostrato soddisfatto circa la crescita del fatturato, salito a 283 milioni da 213 milioni, spiegando tuttavia che la società non ha intenzione di fermarsi. Questa crescita non basta”, ha annunciato Agnelli. “Il nostro compito è costruire il futuro. Il fatturato di oggi colloca la Juventus nella top ten mondiale. Il record precedente la poneva nella top tre. E’ un dato di fatto, in dieci anni si è perso molto”.
Su questa base Agnelli è tornato ad attaccare chi comanda il movimento calcistico italiano. «A distanza di un anno dal nostro ultimo incontro il calcio italiano rimane immobile: l’ho scritto e lo confermo. La perdita di competitività è talmente palese che solo un irresponsabile può negarla. la Juventus potrà continuare a essere competitiva in campo internazionale ed equilibrata finanziariamente solo se sul fronte dei ricavi il sistema la metterà in grado di esprimere completamente il proprio potenziale. Non è un alibi. E’ un accorato appello a reagire e non considerare il declino come ineluttabile. ”.
Nel mirino soprattutto la Lega di Serie A, organismo nel quale la Juventus è all’opposizione. Non a caso Agnelli no è tra tra i consiglieri di Lega in quanto l’anno scorso, insieme a Inter; Fiorentina e Roma, appoggiò la candidatura del presidente della Serie B Abodi e non del vincente Mauruzio Beretta, che fu invece appoggiato da club come il Milan, la Lazio e il Catania. “La lega di Serie A deve avere il coraggio di prendere in mano i propri destini, deve trovare una nuova capacità di dialogo con le istituzioni sportive e con i policy makers, deve affrontare i problemi con maggiore serenità e volontà di creare in sé ed intorno a sé un consenso, senza il quale continueremo ad avere stadi decrepiti e mezzi vuoti, componenti della medesima Federazione che perseguono obiettivi particolari e non sistemici, tutele inadeguate dei nostri marchi di fronte agli abusi e alla contraffazione, leggi cervellotiche che si propongono di limitare la violenza, ma ottengono solamente di limitare l’accesso ai tifosi e agli appassionati”, ha continuato Agnelli, che ha concluso l’arringa annunciando che “la Juventus non ha nessuna intenzione di rimettere in discussione principi ormai consolidati e condivisi come quello della negoziazione collettiva dei diritti televisivi” ma “bisogna da un lato perseguire con più fermezza un percorso di crescita del loro valore complessivo e dall’altro ridurne il peso rispetto agli altri ricavi commerciali”.