Mediaset al bivio Premium, Sky può farsi sotto attraverso Fox

Cercasi compratore. Premium è sul mercato e Mediaset attende l’opzione giusta dopo il naufragio dell’operazione Vivendi. Ne scrive il quotidiano MF – MilanoFinanza in una analisi di Andrea Montanari.

Thohir azienda Borsa

Cercasi compratore. Premium è sul mercato e Mediaset attende l’opzione giusta dopo il naufragio dell’operazione Vivendi. Ne scrive il quotidiano MF – MilanoFinanza in una analisi di Andrea Montanari.

Dal 2005, la piattaforma non ha mai visto l’utile, e se l’anno scorso ha perso 83 milioni, al 30 giugno scorso il rosso era di 100 milioni. Nonostante ciò, il progetto è sempre stato difeso e sostenuto dai vertici del broadcaster della famiglia Berlusconi.

Era ed è il baluardo anti-Sky Italia (presente sul mercato dal 2003) per evitare il monopolio. Ora, però, la necessità di trovare il modo di deconsolidare Premium è impellente. E i contatti con Sky tornano d’attualità.

Ma su quali basi? Sky, guidata da Andrea Zappia, se intervenisse direttamente rischierebbe l’altolà di Antitrust e Agcom (ha pubblicato a luglio l’indagine ancora non definitiva sul mercato televisivo).

Per questo come anticipato da MF-Milano Finanza giovedì 29 si potrebbe ipotizzare una joint venture con Premium, con il Biscione che potrebbe entrare nel capitale di Sky Italia.

Il piano B, come riferito da www.milanofinanza.it passerebbe, invece, da Fox. Il network fa sempre riferimento al gruppo di Murdoch ma è considerato, anche in ambito Ue, un soggetto indipendente da Sky. Per cui, visto anche il limitato business italiano (166 milioni di ricavi nel 2015), Fox non avrebbe problemi a rilevare Premium.

Dalla prossima primavera partirà la doppia corsa ai diritti della serie A e della Champions League (oltre alla sorella minore, Europa League), i due bocconi più ambiti per una televisione che, come il competitor satellitare, giorno dopo giorno, deve conquistare nuovi abbonati, ma soprattutto cercare di non perderli.

Per i diritti 2015-2018 del massimo campionato di calcio nazionale (le partite delle migliori otto squadre) e per le immagini in esclusiva della prestigiosa competizione continentale, Premium ha sborsato 1,6-1,7 miliardi. Un investimento elevato che ancora non è stato ammortizzato. Anche perché la piattaforma è ferma alla soglia dei 2 milioni di abbonati.

In teoria, la soluzione al rebus-Premium era stata trovata lo scorso aprile, quando Mediaset e Vivendi avevano siglato un accordo vincolante per l’acquisizione da parte della società francese della stessa pay tv (valutata 756 milioni), oltre all’incrocio di partecipazioni (3,5% a testa) tra i due gruppi quotati. Tutto pareva filare via liscio, se non che a luglio, da Parigi, è arrivata la doccia gelata.

La società che fa riferimento a Vincent Bolloré, bollando come «irrealistici» i numeri del piano elaborato dal gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, era tornata sui propri passi, dicendosi non interessata all’affare. Almeno alle condizioni originali.

Mediaset e l’azionista Fininvest non hanno fatto un passo indietro e, ribadendo la validità del contratto, hanno dato mandato agli avvocati per avviare cause che, formalmente, almeno per quel che compete al Biscione, sono scattate venerdì 30 settembre, giorno atteso per il passaggio del controllo di Premium da Cologno a Parigi.

«Mediaset è una società molto bella e abbiamo discussioni in corso», ha detto l’ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine, per smorzare i toni che in estate sono stati molto accesi. «Sono ottimista e fiducioso che su Mediaset, forse, troveremo una soluzione», ha aggiunto.

Come già emerso, la soluzione alla quale si lavora sulla sponda francese è l’apertura del deal Premium a un terzo soggetto per condividere il business con la formula 40-40-20: ai francesi e al Biscione il 40% a testa, al terzo alleato il restante 20%. Chi potrebbe essere il partner? Telecom Italia, partecipata al 24,7%, è il target ideale.

Ma non sarà così: dovrebbe restare una piattaforma indipendente per lo sviluppo della Iptv. La soluzione potrebbe quindi essere Telefonica: è già socio di Premium all’11% e Vivendi, a sua volta, ha l’1% dell’azienda spagnola che potrebbe restare nel capitale della pay italiana fino al nuovo orizzonte per il break even, il 2020, per poi uscire facendosi ricomprare la quota dall’azienda di Bolloré.

L’alternativa sono i fondi: quello sovrano di Abu Dhabi o un operatore made in Usa specializzato in diritti tv. Ma c’è anche la soluzione Sky. È dagli anni 90 che Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch flirtano. Ma all’epoca non se ne fece niente. Poi dopo una lunga guerra a colpi di audience, abbonati e spot, lo scorso novembre i manager della pay tv satellitare avevano ripreso in mano il dossier.

Ma la valutazione che veniva data a Premium era nettamente inferiore alle richieste dei Berlusconi (1 miliardo). Adesso, se è vero che l’ex Cav è volato a New York con il medico di fiducia Alberto Zangrillo (lo segue passo dopo passo dall’operazione a cuore aperto effettuata in estate) per incontrare il tycoon australiano, allora la trattativa potrebbe ripartire.