Da El Shaarawy a Immobile, sempre più calciatori investono in start-up

Calciatori che investono in start-up – Sono sempre di più i calciatori che investono in start-up. Se in Spagna sono noti i casi di Sergio Ramos, che ha puntato su…

El Shaarawy e Immobile

Calciatori che investono in start-up – Sono sempre di più i calciatori che investono in start-up. Se in Spagna sono noti i casi di Sergio Ramos, che ha puntato su Fever, un’app che aiuta a scegliere cosa fare nel tempo libero, segnalando eventi e mettendoli in vendita a prezzi scontati, e di Gerard Piquè, che ha investito in Kerard Games, start-up attiva nella produzione di videogiochi, anche in Italia sono sempre di più i calciatori e gli ex calciatori ha investire in start-up.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’attaccante della Roma e della Nazionale italiana, Stephan El Shaarawy, ha investito un milione nella start up Whoosnap insieme ad altri investitori. Non solo, El Shaarawy ha creduto anche in Satispay, un’app per i pagamenti mobili (18 i milioni di raccolta), nella piattaforma di crowdfunding Charity Star e in Facility Live, un motore di ricerca per aziende.

Nell’altra metà del campo, invece, l’attaccante della Lazio, Ciro Immobile, assistito da Simone Ricciardelli di Deutsche Bank, ha puntato sul food delivery della start up romana Moovenda.

Anche lo storico centrocampista della Juventus, Ivano Bonetti, è sceso in campo lanciando la start up SkudoWave, una protezione in resina per smartphone per ridurre i danni causati dai campi magnetici, mentre Gianluca Vialli ha puntato su Tifosy, la piattaforma di crowdfunding guidata da Fausto Zanetton, che sta curando il collocamento del primo mini-bond del calcio italiano da parte del Frosinone.

Secondo l’ultima relazione del ministero dello Sviluppo economico presentata ieri a Roma, appena quattro Pmi innovative su dieci fatturano sopra il milione.

«Nel 2017, la Spagna ha investito quattro volte l’Italia per un totale di un miliardo di euro» dichiara Mauro Pretolani, senior partner del Fondo italiano di investimento.

Il problema è che «i nostri grandi operatori, soprattutto fondi previdenziali, fondi pensione, casse di previdenza e assicurazioni, investono in gestori stranieri e non italiani — spiega Roberto Magnifico, presidente di Angel Partner Group —. Rocket Internet, il più grosso operatore tedesco di venture capital, quotato a Francoforte, ha oltre tre milioni di euro in gestione di Poste Vita».

Il 2018 promette comunque bene. In un anno Angel Partner ha triplicato i volumi (da 350 mila euro a un milione), mentre Andrea di Camillo spiega che Il suo fondo P101 « intende investire 20 milioni di euro» mentre il Club degli investitori di Torino ha stanziato tre milioni nel 2017 per lo più destinati a fintech e biotech.

Anche quest’anno, infine, il fondo Innogest si classifica primo in Italia tra i 500 più importanti fondi di venture capital in Europa. «Il prossimo anno, le 27 società che abbiamo in portafoglio attrarranno 50 milioni» dichiara il fondatore Claudio Giuliano. Siamo solo ai fischi d’inizio.