Il “Fenomeno” presidente di una squadra di calcio? Potrebbe accadere presto. Come raccontato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Ronaldo avrebbe in mente di sbarcare nel business calcistico con un ruolo più diretto.
«Spieghiamoci bene: io a Madrid sto da dio, Florentino Perezmi ha appena rinnovato di un anno il contratto da ambasciatore del Real e non c’è bisogno che spieghi cos’è il Real – le parole dell’ex attaccante brasiliano -. Però mi sento pronto per un’esperienza diversa, chiamiamola gestionale, e per questo sto valutando l’opportunità di acquistare una società di Segunda Divisiòn: ci sono un paio di opzioni, vorrei mettermi alla prova. Un po’ come ho fatto con le Ronaldo Academy, le mie scuole calcio che sto creando in tutto il mondo. In Cina hanno avuto un impatto straordina rio: per ora ne sono nate trenta, dodici già operative. Oggi lavo rare con la Cina significa avere opportunità illimitate: è una delle grandi frontiere del futuro», le parole di Ronaldo.
Affari in vista magari anche con Suning, sia in Cina che nell’Inter?
«Non ho sognato ancora così lontano: è presto. Ma l’ho sempre detto, e ben prima che arri vasse Suning: io l’Inter ce l’ho nel cuore», ha proseguito il “Fenomeno” nell’intervista alla Gazzetta.
Ronaldo ha parlato anche dell’attuale situazione del calcio milanese tra Inter e Milan nel post Moratti e Berlusconi. «Se il calcio milanese in mano ai cinesi mi fa effetto? Deve farlo a loro, che hanno una responsabilità tremenda: Milano è una città che respira calcio, sentimentalmente di pendente dal calcio. I tempi cambiano, ci sta: l’importante è che facciano il bene dei club provando a metterci la stessa passione di Moratti e Berlusconi. Quasi impossibile, magari ci riescono in un altro modo: degli investimenti fatti bene possono compensare un po’ di anni ma in meno».
Non solo calcio, ma anche fisco. Negli ultimi mesi non sono stati pochi i calciatori che giocano in Spagna coinvolti in indagini fiscali, tra gli altri anche Cristiano Ronaldo e Messi. «Nella grande industria che è diventata il calcio, ogni giocato re e allenatore deve pensare a se stesso come a una grande impresa: fu uno dei primi insegna menti di Giovanni Branchini quando diventò il mio procura tore. Le imprese pagano le tasse e i loro manager sono pagati an che per quello: per fare le cose per bene».