“In Italia abbiamo perso terreno, eravamo i numeri uno e avevamo un fatturato molto simile a quello di altri club ma negli ultimi anni la Juve ha raddoppiato il nostro fatturato, non abbiamo tempo da perdere e dobbiamo andare a prenderla prima possibile”. Lo ha detto l’amministratore delegato Marco Fassone al workshop del Milan, al Forte Village in Sardegna, in un intervento ripreso da Milan News.
Sulla strategia per riuscirci Fassone guarda in due direzioni: “Una società è impregnata sul fatto che deve riuscire a mettere a punto un volano economico che permetta di essere competitivi con altri club che oggi hanno più ricavi rispetto ai nostri”.
Occhio, ovviamente, anche ai diritti tv. Che tuttavia, nel caso del Milan, possono crescere sensibilmente soprattutto grazie ai risultati sportivi (in Italia e all’estero): “I ricavi derivati dai diritti tv sono molto importanti, bisogna valorizzare il nostro campionato all’estero, ed è lì che stiamo andando a guardare, il beneficio non sarà solo del Milan ma di tutto il campionato, bisogna riportare i campioni in Italia”.
Fassone ha poi sottolineato l’importanza di sviluppare il concetto di “essere un team”. “Siamo qui al workshop con sponsor e media, siamo una squadra e lavoriamo insieme per raggiungere un obiettivo comune. Camminare fianco a fianco in modo reciproco, per comprendere i reciproci obiettivi e difficoltà, questo spirito lo vedrete in campo e fuori dal campo”.
“Ci concentreremo sul futuro, senza pensare al passato, abbiamo pensato di raccontarvi il Milan che verrà, parlando di visione e dove vogliamo arrivare insieme, sono molto fiducioso che il Milan possa fare questo passaggio importante, lo ero prima di arrivare al Milan, l’ho fatto nei 6-7 mesi precedenti come advisor dei nuovi azionisti, studiando e analizzando dall’esterno senza interferire con la gestione della società, e lo sono ancora di più da metà aprile quando ho conosciuto tutti”.
Sul tema stadio Fassone ha ribadito che si tratta ad un aspetto prioritario per le proprietà straniere: “San Siro non si è modernizzato all’interno – ha detto – mancano tutte le cose che si trovano in Inghilterra e Germania, ovvero la casa del club. I ragionamenti sulla casa del Milan ci sono, ci vuole tempo, ma si può lavorare bene anche su San Siro e questo può aiutarci. Per riempire San Siro bisogna migliorare gli orari in modo che la gente possa affluire allo stadio, oltre inoltre alla squadra e ai risultati”.
Sulla visione imprenditoriale dei cinesi, invece: “quando sono stato chiamato dagli azionisti del Milan e mi hanno raccontato la loro visione nell’acquistare il Milan, quel briciolo di scetticismo lo avevo anche io, i primi mesi ho ascoltato e ho cercato di imparare poi col tempo ho metabolizzato la loro idea”.
“Nel loro immaginario c’è l’idea che possa avere un valore molto più alto di questo in un tempo ragionevole. Lo fanno perché sono convinti che soltanto una proprietà locale in un mercato cinese possa far fare quel salto culturale che noi europei facciamo fatica a fare. Questa per me è la quinta società e tutti mi chiedevano di andare a fare qualcosa in quei mercati, la mentalità occidentale prevede di andare la, mettere i nostri uffici e cerchiamo di vedere qualcosa ai cinesi. Abbiamo provato a percorre li, il nostro know how, ma non funziona con loro, sono abituati diversamente, loro vogliono lavorare insieme a noi. Il mio sentimento nell’ascoltare i loro progetti che hanno, mi lasciano confidente che questa parte qui del Milan cosi innovativa che qualcuno può spaventarsi, è invece la parte più bella”.
“La proprietà per sostenere la nostra crescita ha deciso di aumentare la parte di investimenti ancora prima che si inneschi il volano del ciclo virtuoso del Milan laggiù. Per questo abbiamo la possibilità di costruire una squadra competitiva sul campo, anche quando i ricavi non ci sono ancora”.