Real-Atletico, gli stadi del derby Champions: l'ultima volta al Vicente Calderon

Una decina di km in linea d’aria separano l’Estadio Santiago Bernabéu dall’Estadio Vicente Calderón, a Madrid. Ed è su questa distanza che, nel giro di una settimana, Real e Atlético…

Germania Argentina Finale Mondiali Brasile 2014 (Insidefoto.com)

Una decina di km in linea d’aria separano l’Estadio Santiago Bernabéu dall’Estadio Vicente Calderón, a Madrid. Ed è su questa distanza che, nel giro di una settimana, Real e Atlético si giocheranno l’accesso alla finale di Champions League 2016/2017.

I due stadi di Madrid hanno scritto la storia del calcio europeo, attraverso la visione moderna di due presidenti, un calciatore-architetto e una Coppa Intercontinentale vinta da “squadra di riserva”. Andiamo a scoprirli qui di seguito.

Estadio Santiago Bernabeu

(inaugurazione: 1947 – capienza: 81.044)

Il Bérnabeu, che ospiterà la gara d’andata, martedì 2 maggio, è il più vecchio dei due. Inaugurato nel 1947, dopo tre anni di lavori, all’epoca costò circa 290 milioni di pesetas – oggi poco più di 200 milioni di euro.

Era stato voluto dall’allora neo-presidente del Club, Santiago Bernabéu, che era riuscito a ottenere un prestito per acquistare il terreno adiacente all’Estadio Chamartín. Il vecchio impianto, infatti, era esattamente a fianco a dove sarebbe sorto il nuovo, sul luogo dove oggi c’è il centro commerciale La Esquina del Bernabéu (all’angolo con Plaza de los Sagrados Corazones, sul lato sud-est dello stadio attuale).

Oltre alla posizione, c’è un altro filo conduttore, ancor più significativo, che lega i due stadi. L’architetto del primo Estadio Chamartín progettò anche il “Nuevo” stadio del Real – che oggi conosciamo come intitolato al presidente Bernabéu – ed era José Maria Castell: figura mitica per la storia del Real e caso più unico che raro di calciatore prima, e progettista dello stadio poi, per lo stesso Club. Castell, infatti, giocò nel Real Madrid fino al 1919 – essendone anche capitano – prima di ritirarsi e dedicarsi alla professione di architetto, che lo portò a progettare entrambi gli stadi della squadra con la quale aveva anche vinto la Copa del Rey nel 1917.

 

Proprio come accade quest’anno, anche nella semifinale della Coppa dei Campioni 1958/59 si giocò il derby “europeo” fra Real e Atlético – con la gara d’andata anche in quel caso sul campo delle merengues. Il 2-1 per il Real venne equilibrato dall’1-0 per l’Atlético nel ritorno, e servì una terza partita di spareggio per decidere la squadra vincente: si giocò in campo neutro a Saragozza e vinse il Real 2-1, volando in finale, dove avrebbe trionfato contro lo Stade Reims.

Estadio Vicente Calderón

(inaugurazione: 1967 – capienza: 54.907)

In quella doppia sfida europea del 1959, però, l’Atlético non giocava ancora nell’impianto attuale, bensì all’Estadio Metropolitano, casa dei Colchoneros dal 1923 e soltanto a un paio di km di distanza dallo stadio del Real (dove oggi c’è Plaza Ciudad de Viena, non lontano dal Politecnico).

Il Vicente Calderón venne inaugurato nell’ottobre del 1967 – dopo quasi sei anni di lavori e un costo che si aggirava attorno ai 450 milioni di pesetas (oggi circa 60 milioni di euro) – e nella semifinale di ritorno in programma il prossimo 10 maggio si appresta a vivere l’ultima partita europea della sua storia.

 

L’Atlético Madrid, infatti, è pronto a lasciare lo storico impianto intitolato al presidente che, proprio negli anni ’60, prese in mano il Club e lo salvò dal fallimento. Sotto la guida di Vicente Calderón, l’Atleti vinse quattro campionati e, curiosamente, una Coppa Intercontinentale da “squadra di riserva” (nel 1974): i biancorossi di Madrid erano, infatti, stati sconfitti in finale di Coppa Campioni dal Bayern ma i tedeschi avevano poi rinunciato a partecipare alla successiva sfida iridata contro l’Independiente (che l’Atlético vincerà 2-0 in casa, ribaltando lo 0-1 dell’andata in Argentina).

Il passaggio al nuovo Wanda Metropolitano sarà realtà dalla prossima stagione, mentre il destino del Calderón è segnato, con la demolizione prevista nel 2018.

Sparirà dunque uno degli stadi più caratteristici d’Europa (comparso anche nelle scene di “Altrimenti ci arrabbiamo”, con Bud Spencer e Terence Hill) e probabilmente l’unico ad abbinare due caratteristiche già di per sé rare da trovare singolarmente in altri impianti del continente: il Calderón, infatti, sorge sulla riva di un fiume (come il Craven Cottage di Londra, o il Millenium Stadium di Cardiff che ospiterà la finale di Champions League) ma ospita anche il passaggio del tratto autostradale di circonvallazione cittadina sotto la tribuna principale (caso simile all’Amsterdam ArenA).