Quanto ha reso la Juve in borsa dal 2001, anno della quotazione a Piazza Affari, ad oggi? La domanda, apparentemente di facile risposta, non è poi così banale, considerato che in molti, nelle discussioni delle ultime settimane, hanno sottolineato come le azioni della società bianconera fossero state collocate a 3,7 euro, mentre oggi, nonostante il rally messo a segno a partire da fine febbraio, il titolo viaggia vicino a quota 0,7 euro (0,73 euro il massimo toccato mercoledì 19 aprile prima della sfida di Champions League con il Barcellona).
Ragionando così si potrebbe affermare che dal giorno del collocamento, il 19 dicembre 2001, le azioni della Juve hanno perso l’83% del loro valore. Ma sarebbe un’affermazione errata. Dal 2001 ad oggi, infatti, la Juventus ha effettuato due aumenti di capitale (da 104,8 milioni nel 2007 e da 120 milioni nel 2011), con l’emissione di nuove azioni. Ragion per cui il prezzo di collocamento del 2001 pari a 3,7 euro deve essere rettificato per tenere conto delle due operazioni straordinarie.
E’ quello che ha fatto il settimanale Milano Finanza, che in un’analisi pubblicata oggi ha calcolato, indicandolo in 1,35 euro, il prezzo rettificato dell’ipo della Juventus per tenere conto dei due aumenti di capitale effettuati dal club.
Dunque, quanto ha reso la Juve in borsa dal 2001 ad oggi? Sulla base di questo valore iniziale e considerando il prezzo di chiusura del 20 aprile (0,69 euro), il titolo della Juve ha perso il 48,58%.
Una performance, insomma, non particolarmente esaltante nel lungo periodo, specie se confrontata con quella di un top club come il Manchester United, che ritornato in borsa nell’agosto 2012 con l’ipo a Wall Street decisa dalla famiglia Glazer per abbattere parte del debito acceso per il take-over sul club, ha guadagnato finora il 17,86%.
Se si confronta tuttavia la performance del titolo Juventus con quello dei Red Devils nello stesso arco di tempo (agosto 2012 – aprile 2017) sono le azioni dei bianconeri ad aver performato meglio, proprio grazie al rally delle ultime settimane.
Nell’agosto del 2012, nonostante la vittoria dello scudetto 2011-2012 (il primo dell’era di Andrea Agnelli) le azioni della Juve viaggiavano attorno a quota 0,2 euro (0,196 euro il 9 agosto 2012 giorno dell’ipo dello United). Rispetto ad allora il loro valore si è incrementato del 255% circa.
Quanto ha reso la Juve in borsa: le ragioni del rally
La migliore performance del titolo della società bianconera rispetto a quello dei Red Devils è legata al rally messo a segno dalle azioni Juventus nelle ultime settimane.
Sulle ragioni di questo exploit in borsa ci eravamo soffermati in una recente analisi, in cui avevamo messo in fila i fattori di natura fondamentale che stanno contribuendo a dare slancio al titolo.
Innanzitutto c’è un utile semestrale a 72 milioni che lascia intravedere il fatto che la società chiuderà la stagione in forte utile alla luce della maxi-plusvalenza ottenuta dalla cessione di Paul Pogba e degli incassi generati dal cammino in Champions League.
Un grande aiuto, al netto delle possibilità di continuare la cavalcata in Champions, è arrivata anche dalla modifica dei regolamenti Uefa: dal 2018-2019 saranno quattro le italiane che si qualificheranno direttamente in Champions e di fatto la Juventus può dirsi quasi certa di partecipare al più redditizio torneo di calcio nelle prossime due stagioni, vista la blanda concorrenza interna. Questo permetterà al management bianconero di programmare la propria attività confidando nella ricca distribuzione dei premi Uefa.
Inoltre il club ha appena iniziato un importante progeto di sviluppo immobiliare nell’area della Continassa prospiciente alla Juventus Stadium.
Infine, come avevamo sottolineato qualche settimana fa, c’è anche un aspetto legato alle cessioni di Milan e Inter, le cui valutazioni emerse nell’ambito delle cessioni a Yonghong Li e Suning erano di gran lunga superiori a quanto la borsa valorizzasse la Juve.
Quanto ha reso la Juve in borsa: l’ipotesi delisting
Non mancano tuttavia ipotesi più suggestive. Da tempo sul mercato circola voce che dietro all’exploit del titolo Juventus ci sarebbe un piano da parte dell’azionista di controllo Exor per delistare la società e procedere a un’operazione straordinaria sul capitale una volta portato il club fuori dalla borsa.
Ne avevamo già scritto la scorsa estate, sottolineando come lo spostamento in Olanda della sede legale di Exor potrebbe facilitare un’operazione del genere.
Avendo la sede nei Paesi Bassi, infatti, Exor non pagherà tasse sulle plusvalenze realizzate per la vendita di asset. Questo potrebbe dunque facilitare un riacquisto delle minoranze della Juventus da parte della holding guidata da John Elkann e una successiva cessione delle stesse a un partner strategico capace di accompagnare il club nell’espansione internazionale.