Dopo l’avvertimento del presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, arriva anche quello del numero 1 del calcio mondiale. Anche Gianni Infantino, infatti, ha avvisato gli Stati Uniti che potrebbero perdere la possibilita’ di organizzare i Mondiali del 2026 per colpa di Donald Trump.
Gli Usa ad oggi sono in pole position per ospitare, assieme a Canada e Messico, la fase finale della Coppa del Mondo in programma fra nove anni, la prima a 48 squadre, ma le misure anti-immigrazione della Casa Bianca potrebbero cambiare le cose.
“Ovviamente in tutte le competizioni della Fifa – ha detto il presidente Infantino -, tutti i paesi hanno il diritto di partecipare soprattutto in un Mondiale, cosi’ come tutti i tifosi devono essere liberi di seguire le proprie squadre, altrimenti non puo’ esserci la Coppa del mondo”.
Come noto Canada, Messico e Usa si sono detti disponibli ad organizzare la manifestazione con una organizzazione trilaterale che sarebbe nuova. La FIFA recentemente ha aperto alla possibilità di cooperazione per organizzare i tornei anche in considerazione dell’allargamento a 48 squadre.
L’alternativa, volendo, potrebbe essere pronta e dietro l’angolo. E proprio Ceferin, primo ad “avvertire” gli Usa, potrebbe diventare spettatore interessato.
Al momento infatti l’ipotesi più accreditata porterebbe dritto in Spagna e Portogallo. I due paesi potrebbero aggiudicarsi il torneo (che – va ricordato – sarebbe il primo con 48 squadre partecipanti), ma quel che può risultare ancora più sorprendente sarebbe la co-organizzazione con un paese africano: il Marocco.
Recentemente la federcalcio marocchina ha ripreso in mano il dossier. Da anni il Paese è interessato a investire sulla propria immagine internazionale con l’organizzazione di tornei, ma a parte la parentesi del Mondiale per club nel 2013 e nel 2014 non ha avuto altre soddisfazioni particolari.
Il paese non ospita la Coppa d’Africa dal 1988 e non potrà farlo nei prossimi anni visto che le prossime edizioni sono già assegnate a Camerun (2019), Costa d’Avorio (2021) e Guinea (2023).