“Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall’incontro in programma venerdì. In caso contrario, sarebbe una catastrofe per il futuro dell’AS Roma, del calcio italiano, della città di Roma e francamente per i futuri investimenti in Italia”. Così il presidente della Roma, James Pallotta, ha commentato ieri sera, attraverso un tweet sul profilo ufficiale della società giallorossa, la presa di posizione del garante del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo, sul progetto dello nuovo stadio.
“Con i consiglieri M5S non ne abbiamo parlato, nessuno è contrario allo stadio, se c’è una discussione è sulla collocazione di uno stadio che è su una zona a rischio idrogeologico. C’è una discussione su dove farlo, decideranno giunta e sindaco. Nessuno dice di no, noi diciamo di si’ ma da qualche parte che non sia quella, meglio farlo in una zona che non esonda. Roma sarà il più grande successo del M5S”, aveva affermato qualche ora prima Grillo.
Una cosa sembra abbastanza scontata: se nell’incontro di venerdì i Cinquestelle insisteranno sull’idea di spostare lo stadio altrove (Fiumicino), le parti non potranno che collidere e, come riporta oggi l’edizione romana di Repubblica, Pallotta potrebbe decidere di adire le vie legali facendo causa al Comune.
Per i proponenti dell’opera (il presidente della Roma e il costruttore Luca Parnasi) è «impossibile ripensare altrove l’impianto». Il rischio esondazioni paventato da Grillo viene infatti considerato un pretesto. «Con i lavori di messa in sicurezza del fosso di Vallerano, l’area di Tor di Valle sarà idonea a ospitare il progetto e non più a rischio esondazione». E il dg della Roma Baldissoni rincara: «Sullo stadio dette una quantità industriale di sciocchezze».
Pallotta e i suoi soci sembrano convinti che domani l’Avvocatura, a cui il sindaco Virginia Raggi ha chiesto numi sulla possibilità di annullamento della delibera sul pubblico interesse firmata con Ignazio Marino nel 2014, darà parere negativo. E quindi, forte anche del “parere favorevole” al progetto firmato dalla Sovrintendenza capitolina, ci saranno le condizioni per far valere la “minaccia” di una causa di risarcimento.
Una causa da oltre un miliardo, visto che l’Avvocatura ha stimato il valore in 400 euro a cittadino, da moltiplicare per 2,8 milioni di romani. A cui aggiungere mancate entrate fiscali per 840 milioni e circa 200 milioni di opere pubbliche in fumo.
Ovviamente, con la partita politica ancora tutta da giocare, cade in secondo piano l’eventualità di richiedere alla Conferenza di Servizi una ulteriore proroga di 30 giorni (complice anche l’apposizione di vincolo della soprintendenza).
Curioso – scrive ancora Repubblica nell’edizione romana – arrivare a questo punto dopo gli incontri carbonari di dicembre tra Casaleggio junior e il tandem Roma-Parnasi, che sembravano aver costruito un ponte solidissimo tra M5S e proponenti. La giornata di ieri al contrario segna la fine della liason, con Raggi costretta a prendere tempo dopo aver per giorni accarezzato la pancia del tifoso.
Così, se da qui a domani lo scenario cambiasse ancora e la giunta dovesse proporre soltanto di rimettere mano alla bozza di accordo per tagliare ulteriormente le cubature, troverebbe una disponibilità da parte della Roma.
Ceferin: non fare lo stadio sarebbe un disastro per il club e per l’Italia
Sulla vicenda dello stadio della Roma ha detto la sua anche il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, presente oggi nella sede della Federcalcio per incontrare il presidente Carlo Tavecchio e i membri del Consiglio federale. “Ho letto molto sullo stadio della Roma, tutto quello che so l’ho appreso dai media e dunque non ho un’idea completa della vicenda. Non so se è il giusto posto per fare lo stadio e chi ne è responsabile, ma so che se non si costruisce sarà un disastro per la società e per tutto il Paese”, ha affermato il numero uno del calcio europeo.
Ceferin ha espresso la sua più generale preoccupazione per lo stato degli stadi italiani, “una materia che non riguarda solo la Figc e la Uefa”. “Se si pensa alla qualità e alla storia del calcio italiano e si comparano le sue infrastrutture con quelle di paesi come Spagna, Germania e Inghilterra si capisce che sono peggiori”, ha fatto notare il presidente dell’Uefa. “Non importa il lavoro che hai fatto o quanto talento abbiano i calciatori: senza infrastrutture non si va avanti e se questa cosa fa male all’Italia di riflesso lo fa anche a Uefa e Fifa”.