Andrea Abodi ha sciolto le riserve e ieri ha annunciato che sfiderà Carlo Tavecchio per la presidenza della FIGC.
Ma chi lo sostiene? E come si compongono al momento gli schieramenti favorevoli all’uno o all’altro candidato?
Le varie componenti della struttura federale sono in fermento per le scelte. Per depositare la candidatura gli serve l’appoggio di una di queste: lo incasserà – come riferisce oggi il quotidiano La Repubblica – giovedì dall’assemblea della Lega Pro.
Il posizionamento delle componenti pare definito, ma il 6 marzo votano singolarmente squadre e delegati. E i due candidati, nel segreto dell’urna, sono convinti di pescare voti nel bacino avversario.
Abodi, 57 anni, romano, un passato in An, dal 2010 è a capo della Lega di B: rieletto il 1° febbraio, con 16 voti a favore su 22 (5 schede bianche, 1 nulla), ha dovuto garantire, su pressing dell’opposizione, che si dimetterà dalla carica il giorno prima del voto federale. Nel 2014 indirizzò i voti della B su Tavecchio.
Ieri a Roma il presidente di Lega Pro Gabriele Gravina, regista dell’opposizione e forte di un consenso quasi unanime fra i suoi 60 club, ha presentato il nuovo sistema di rating della sua categoria, che affiderà a una commissione indipendente, nel giro di tre anni, la valutazione della solidità dei club in base a una serie di parametri economici, finanziari, organizzativi e strutturali.
Attesi e assenti Tavecchio, per motivi di salute, e Renzo Ulivieri, in questo momento ago della bilancia in Figc con l’Assoallenatori che si riunisce oggi: per ora sostiene il presidente uscente. Tre anni fa, Ulivieri ne fu fiero oppositore.
Tavecchio ha l’endorsement della Lega Dilettanti (che pesa per il 34%) ribadito dal nuovo presidente Sibilia, la maggioranza in A (sul totale del 12%), il sostegno dei tecnici (10%).
Abodi ha la maggioranza in B (5%) – ma per ora non è la sua Lega a candidarlo – i voti di Lega Pro (17%) e Assocalciatori (20%), forse degli arbitri (2%).
La Lega di A ha convocato la sua assemblea elettiva lunedì, termine ultimo possibile: eleggerà i nuovi consiglieri federali (quelli uscenti sono Claudio Lotito e Gino Pozzo) e, in mancanza di un quorum sul presidente, probabilmente lascerà aperta la successione a Maurizio Beretta.