Fantasma a Oporto, fenomeno a Verona, flop a Roma: Juan Manuel Iturbe ha solo 23 anni, ma già tante facce. E tanti sono pure i soldi che l’attaccante argentino ha fatto circolare in un anno e mezzo, tra cessioni, giri d’affare per gli agenti, commissioni e bonus. E il caso Iturbe non è ancora finito, visto dopo essere passato anche dall’Inghilterra, sponda Bournemouth, ora è in procinto di passare al Torino.
Iniziamo dal principio. Nell’estate 2013 l’Hellas Verona porta in Italia Iturbe, in prestito con diritto di riscatto fissato a 15 milioni. L’argentino diventa subito protagonista, 8 gol in 33 partite, tanto da scatenare subito un’asta, appena concluso il campionato 2013/14. Intanto però il Verona deve riscattare il cartellino, che però non è di proprietà solamente del Porto, e qui inizia il caso Iturbe: la proprietà infatti è al 45% del club lusitano, al 55% della Pencilhill Limited, con sede a Londra e che fa capo a Gustavo Mascardi (anche se non ufficialmente, visto che il direttore è Ayomide Otubanjo, nome già circolato nel caso tasse di Lionel Messi), agente anche di Dybala e nel passato, tra gli altri, di Veron e Crespo.
In sostanza, una Third Part Ownership da manuale. Tanto che, nel momento in cui l’Hellas riscatta il giocatore, i 15 milioni versati dai veronesi (come da bilancio ufficiale) diventano 6,75 per il Porto (che gli permettono comunque una plsuvalenza di 4,73 milioni), come scritto nel bilancio dei portoghesi, con i restanti 8,25 milioni che dai bilanci ufficiali spariscono, ma finiscono con molta probabilità nelle tasce di Mascardi.
Caso Iturbe, il passaggio alla Roma
Nell’estate 2014, quindi, Iturbe è interamente del Verona. E qui si scatena, come detto, l’asta: la Juve pare in vantaggio, ma la spunta la Roma. «È tutto fatto tra la Roma e Iturbe: 31 milioni cash, senza prestiti al Verona da parte dei giallorossi», dichiara Mascardi. Cifra che genera qualche dubbio, anche perché i giallorossi ufficialmente comunicano (essendo quotati in Borsa) di aver acquistato il giocatore per 22 milioni più 2,5 milioni massimi di bonus (di cui, ad oggi, hanno pagato solo 500mila euro per la qualificazione in Champions della scorsa stagione).
Sembrano ballare 6,5 milioni, che qualcuno “infila” nelle tasche di Mascardi, ma in realtà nei documenti del club di Pallotta non se ne trova traccia: semplicemente perché la commissione versata all’agente è inferiore, visto che si parla solo di 1,6 milioni (inseriti in bilancio tra gli Oneri accessori – compensi ad intermediari). Il costo storico del giocatore quindi è di 22,5 (perché nel bilancio si parla di 22,5 e non 22, come afferma anche il Verona) milioni più 1,6 di oneri accessori, cioè complessivamente 24,1 milioni di euro.
Caso Iturbe, flop e cessione
In un anno e mezzo, però, Iturbe non ingrana: solo 5 gol in poco meno di 60 partite in giallorosse, un feeling con Garcia mai trovato. Nell’estate 2015 spunta il Genoa, poi nel gennaio 2016 tocca al Bournemouth: l’argentino sembrava destinato al Watford, ma l’inserimento del club del sud dell’Inghilterra, con offerta più alta, è stato decisivo. “Il giocatore è stato ceduto al club inglese fino al 30 giugno 2016 a fronte di un corrispettivo fisso di 1,2 milioni di euro, e variabile, di 1 milione di euro, per bonus legati al raggiungimento da parte del club inglese e del calciatore di determinati obiettivi sportivi. L’accordo prevede inoltre il diritto di opzione in favore dell’AFC Bournemouth per l’acquisizione a titolo definitivo, con obbligo condizionato al verificarsi di determinate situazioni sportive”, recitava il comunicato ufficiale della Roma.
Un riscatto che però non è stato realizzato, con l’esterno paraguaiano che è tornato nella Capitale. Ora, dopo 6 mesi ai margini, il passaggio al Torino: prestito con diritto di riscatto fissato a 12,5 milioni. Al 30 giugno 2016 il valore di carico di Itubre nel bilancio della Roma era di 14,594 milioni di euro (dopo 9,506 milioni di ammortamento): se le cifre venissero confermate e il riscatto andasse a buon fine, la società di Pallotta potrebbe addirittura ottenere una plusvalenza (intorno ai due milioni). Un contetino minimo, visto il rendimento di uno degli acquisti più costosi della storia giallorossa.