Il nuovo accordo per la cessione dei diritti tv della Premier League aiuterà le società a far diminuire il peso del match day nei loro bilanci e permetterà di livellare le differenze economiche fra il Nord e il Sud dell’Inghilterra. La massima serie inglese da quest’anno distribuirà alle sue 20 società circa 7 miliardi di euro solo per la commercializzazione televisiva domestica e, grazie a questo, il declino delle regioni del Nord inciderà meno sui risultati sportivi dei club. Lo scrive l’Economist in edicola questa settimana.
Il periodico britannico ricorda come negli ultimi anni, ad eccezione delle quattro squadre di Manchester e Liverpool, le altre città del Nord abbiano sofferto dal punto di vista sportivo proprio perché le loro squadre provengono da regioni economicamente in crisi. “Nella stagione 2014-2015 il Sunderland aveva la sesta media spettatori più alta della Premier, ma la squadra era solo quindicesima per quanto riguarda il fatturato”, scrive il settimanale. Invece, per i club delle zone più ricche del paese era tutto il contrario: il Chelsea aveva all’epoca una media spettatori più bassa, ma riusciva a ottenere dal match day sei volte in più di quanto incassasse il Sunderland.
“Il nuovo accordo sui diritti televisivi che entrerà in vigore in questa stagione è così remunerativo” che l’incidenza del match day nel fatturato delle squadre “diminuirà significativamente, aiutando i team che giocano nelle zone più povere dell’Inghilterra a riprendersi”. Anche e soprattutto dal punto di vista sportivo. Lo scorso anno, ricorda l’Economist, il Sunderland è stata la miglior squadra del Nord ed è finita 17esima. Il Leeds United, che aveva vinto il campionato nel 1992, è retrocesso nel 2004; il Newcastle è sceso in Championship nell’ultimo campionato.
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Nella Premier appena partita ci sono tre squadre dal Nord del Paese, promosse la stagione scorsa. E potranno beneficiare del nuovo accordo sui diritti tv, cresciuto rispetto al triennio precedente del 71% per quanto riguarda i diritti domestici e del 50% per quelli all’estero. Con queste cifre sul piatto, le società potranno garantirsi ottimi incassi, anche in caso di retrocessione. Se l’accordo fosse stato in vigore anche lo scorso anno, come dimostra una simulazione di CF-Calcio e Finanza, l’Aston Villa finito ultimo in classifica avrebbe incassato 126 milioni di euro, più il ricco paracadute garantito sempre dall’accordo tv.