Calciomercato record 2016. Il 2016 è partito come non mai. Il numero dei calciatori che nel mondo hanno cambiato maglia nei soli primi tre mesi del nuovo anno ha toccato quota 5423, per un valore economico complessivo di 982 milioni di dollari, circa 850 milioni di euro. Due record certificati dal Fifa Transfer Matching System che monitora ogni mese i movimenti dei giocatori in tutte le leghe professionistiche maschili e che ha pubblicato oggi i dati dei primi 91 giorni del 2016.
Nel 2012 i trasferimenti furono 4606 per un giro d’affari di 579 milioni di dollari, circa 509 milioni di dollari; se in cinque anni il numero di trasferimenti è aumentato di 817 unità, il valore complessivo è quasi raddoppiato, sfiorando il miliardo di dollari. Il primato di 13558 cambi-maglia stabilito nel 2015 (+3,1% rispetto al 2014) rischia così di essere battuto: l’anno scorso furono 5272 i trasferimenti nei primi tre mesi e l’aumento di circa il 3% – 151 trasferimenti in più come cifra assoluta – è in linea con le prospettive di crescita stimate proprio dal Fifa TMS.
Se nel 2015 la coccarda del top-spender l’ha potuta indossare l’Inghilterra, superando quota 1,2 miliardi di dollari (poco oltre il miliardo di euro) in 12 mesi, nel 2016 è stata spodestata (per ora) dalla Cina. In Inghilterra, infatti, sono stati spesi 177 milioni di dollari (155) per l’acquisto di calciatori; nella Repubblica Popolare Cinese si è toccata la cifra astronomica di 296 milioni di dollari (260) nella sola sessione invernale (che a Pechino è durata quasi due mesi, dal primo gennaio al 26 febbraio).
Il confronto con la spesa degli anni precedenti evidenzia l’interesse crescente per il calcio da parte delle autorità cinesi: nel 2014 erano stati spesi 79 milioni di dollari (70); nel 2015 appena 86 (76). Eppure, il numero assoluto degli arrivi invernali non è schizzato e si è passati dagli 83 del 2014 ai 100 del 2016. L’aumentare del valore-medio per calciatore ricalca la volontà del governo di puntare sul calcio per entrare nell’èlite politica a tutto tondo e arrivare ad organizzare una edizione della Coppa del Mondo, facendo leva sulla popolarità delle grandi multinazionali cinesi. Quello che ci si chiede è se questa tipologia di business sia sostenibile nel lungo periodo, vista la sproporzione tra uscite ed entrate, inchiodate, secondo i dati di Fifa TMS, a 7 milioni di dollari nei primi due mesi dell’anno.