Quanto vale la promozione in serie B? Dopo aver conquistato i quarti di finale di Coppa Italia eliminando Palermo e Genoa ora l’Alessandria spera di coronare la propria stagione con un grande risultato: la promozione in serie B che riporterebbe su grandi palcoscenici una squadra con trascorsi gloriosi con Baloncieri, e poi Rava e Bertolini, Borel e Giovanni Ferrari, miti che oggi sono icone sfruttate anche a livello pubblicitario dalle locali pasticcerie.
Prima in classifica, l’Alessandria adesso punta alla B e ai diritti televisivi di Sky, 4 milioni e mezzo di euro: «Sarebbe la svolta, qui siamo gente solida» dice il presidente, un torinese che tifa Toro ed è proprietario di una storica boutique in piazza San Carlo, si chiama Luca Di Masi, ha 39 anni e non nasconde il grande obiettivo del club.
Non male per un club fallito nel 2003, retrocesso per scommesse nel 2012, figlio di una città a sua volta con i libri contabili in tribunale per via di bilanci truccati (2011), e con 381 milioni di euro di debiti.
La storia dell’Alessandria è purtroppo – drammaticamente – quella dell’Italia del 2015. Una società con uno stadio – il Moccagatta inaugurato nel 1929 quando si chiamava “Campo del Littorio” – che conta solo 5.800 posti a sedere (venne completamente inghiottito, 21 anni fa, dalla alluvione che uccise 14 persone) e che nelle gare casalinghe attira una media di 2.300 spettatori (anche se a Genova erano 3 mila gli alessandrini in trasferta) in un campionato con una media di 1.400 presenze a partita e in cui ben 10 società non arrivano al migliaio di presenze (imbarazzanti i 393 di Lumezzane e i 299 di Renate).
L’associazione commercianti è tra i primi finanziatori della squadra anche se lo sponsor di maglia è la società internazionale di spedizioni GLS, e – come ricorda oggi Repubblica – nelle trasferte porta cibi e vini, prodotti da forno soprattutto, perché nell’alessandrino il grano è speciale: dunque amaretti, torta di Marengo, baci a cui presto potrebbe aggiungeresi la torta più ricca da 4,5 milioni di diritti tv: il vero obiettivo di tutti coloro che per qualche anno tentano di sostenere una categoria costosa come la LegaPro.