Gli effetti finanziari dell’uscita del Manchester United dalla Champions League per mano del Wolfsburg sono significativi, ma non certo devastanti. Il contraccolpo in termini di prestigio sarà probabilmente maggiore.
I Red Devils proprio un mese fa avevano presentato una trimestrale con numeri record chiusa con ricavi in crescita del 39,3% a 123,6 milioni di sterline. L’utile di periodo è stato di 5 milioni, in flessione rispetto agli 8,9 milioni del primo trimestre 2014/15, a causa del minor apporto del player trading, in proiezione i ricavi attesi per quest’anno erano compresi tra 500 e 510 milioni di sterline e un Ebitda rettificato compreso tra 165 e 175 milioni di sterline.
Ma quale sarà l’impatto in termini di minori introiti?
Secondo il nuovo sistema di Uefa, i club ricevono 5,5 milioni di euro quando raggiungono gli ottavi e 6 milioni di euro per raggiungere i quarti di finale, a questo andrebbe aggiunta una quota aggiuntiva del broadcasting inglese intorno ai 7 milioni di euro. Altre due partite casalinghe avrebbero portato poi un supplemento di almeno 5,5 milion di euro dagli incassi delle partite per un totale superiore ai 24 milioni di euro.
La partecipazione all’Europa League compenserà una parte di questo reddito perso a cui bisognerà aggiungere anche il calo di bonus pool dei giocatori (al momento non calcolabile nello specifico perchè legato ai contratti caso per caso).
Penalizzante potrebbe essere invece il contraccolpo in termini sportivi: giocare il giovedì potrebbe poi influire sulla squadra in campo la domenica. A tal proposito bisognerà capire quale sarà la strategia di Van Gaal: punterà ad arrivare lontano come fece il Chelsea nel 2013 o snobberà la seconda Coppa europea?
Quest’estate complessivamente il Manchester United (dati Transfermarkt.it) aveva effettuato operazioni totali per 139,7 milioni di euro a fronte di entrate per 101,15 milioni (spicca la cessione di Di Maria per 63 mln) per una differenza di 38,55 milioni complessivi.
In questo momento il Manchester United è soprattutto una squadra che deve crescere soprattutto caratterialmente: con 25,8 anni di età media ha la rosa più giovane tra quelle delle inglesi in Champions League, ma non è certo il talento a mancare in un gruppo in cui il 72% dei giocatori fa parte della propria rappresentativa nazionale (nessuno meglio in Premier League).
Sul piano sportivo, più che altro, quello di cui ha bisogno la squadra è della stabilità nel lungo periodo: con 3,08 anni in media di permanenza per giocatore il Manchester United è il club – tra le rose delle 5 inglesi di Champions League – con la rosa meno amalgamata.
Ecco spiegata, forse, la necessità di consolidare un gruppo di qualità ma ancora poco coeso (e che comunque a Wolfsburg si è presentato con ben 7 assenze di peso, tra cui quella di Wayne Rooney). A Van Gaal servirà tempo, resta da capire se il club vorrà concederglielo.