Ancona supporters trust – Giarre, Napoli, Avellino, Venezia e Torino. No è il percorso di una ipotetica gita, ma la lista delle squadre che nel 1994 vennero tutte battute dall’Ancona. Una squadra che, nonostante la rapida salita e l’altrettanto rapida discesa in B, era riuscita a conquistare una clamorosa finale di Coppa Italia. All’epoca l’ultima gara era divisa ancora in due – come la vecchia cara Coppa Uefa – ovvero andata e ritorno. In biancorosso giocavano ragazzi che nel calcio hanno avuto fortune alterne: Nista, Sogliano, Vecchiola, Gadda. In panchina Vincenzo Guerini. Dopo un ottimo 0-0 in casa, duemila furono i tifosi marchigiani che andarono fino a Marassi: di fronte c’era la Sampdoria di un certo Roberto Mancini. Finì con 6 gol presi, ma per l’Ancona fu comunque una bella impresa arrivare fino a lì.
Oggi, dopo anni di delusioni, una nuova e altrettanto veloce capatina in Serie A e il fallimento, per il club è arrivato un altro momento storico. L’Ancona ha ufficializzato la cessione delle quote di maggioranza del pacchetto azionario ai propri tifosi. Si tratta del primo caso in Italia.
I fallimenti e il supporters trust
La cosa per certi versi non deve sorprendere. Perché il supporters trust denominato “Sosteniamo l’Ancona” è considerato uno di quelli storici in Italia. Nel 2010, il trust era nato a seguito del fallimento del club, con la conseguente discesa tra i dilettanti. Non era la prima volta che accadeva. Dopo la stagione 2003/04, culminata con la retrocessione del club in B, la società fallì. Nacque la Associazione Calcio Ancona, che usufruendo del Lodo Petrucci potè però ripartire dalla C2. Nel 2010, un altro fallimento. La squadra, al momento di iscriversi in B, non passò l’esame della Covisoc. Nonostante l’interesse del sindaco della città ((che prova a riunire degli imprenditori locali) il club non riescì ad ottenere la fidejussione necessaria all’iscrizione in campionato. Fallirono così anche i tentativo d’iscrizione a Lega Pro e Serie D. Il club ripartì dalla Terza Categoria, ma dopo quattro partite non disputate scattò la radiazione.
Nacque così la “S.S.D. Unione Sportiva Ancona 1905”, che si basò su una squadra locale che giocava in Eccellenza e che aveva accettato di cambiare nome per far tornare l’Ancona stesso nel calcio. Il tutto grazie a lavoro del sindaco e di Sosteniamo l’Ancona, nato ad agosto del 2010 ed entrato di fatto nel nuovo club dopo un’assemblea pubblica allo stadio cittadino. Ai sostenitori dorici vene riconosciuto un ruolo nel club, grazie alla conversione della società in srl: una trasformazione che avvenne nel 2011 e che permise ai tifosi di avere due rappresentanti in società e il 2% delle quote. Dopo due anni, il club si riappropria di un vecchio simbolo come il cavaliere armato, acquistandolo per 40mila euro da una società lussemburghese, che lo aveva a sua volta comprato durante l’ultimo fallimento del club marchigiano. Un’operazione voluta dall’imprenditore e presidente del club, Andrea Marinelli, nell’ambito dello statuto del club che prevede che al supporters trust spetti la protezione di asset e beni come sede e simboli del club.
La realtà italiana: Ancona capofila
L’ingresso dei tifosi nel club ha dato vita, nel corso del tempo, a una serie di iniziative come l’abbattimento delle barriere allo stadio nella scorsa stagione. Ora, la cessione delle quote di maggioranza, che verranno conferite all’88% gratuitamente da Marinelli a Sosteniamo l’Ancona. Il presidente seguirà ancora le vicende del club, continuando a sponsorizzarlo e garantendo un futuro economico alla squadra tramite le fidejussioni per l’iscrizione dei prossimi tre campionati di Lega Pro. Un futuro tranquillo, visto che il club ha già il bilancio in pareggio.
In Italia sono diverse le realtà che hanno visto i propri sostenitori entrare nella società: una delle realtà più grosse, in Serie D, è quello della Fondazione Taras, che da tempo fa parte del Taranto. Ma ci sono anche realtà come Modena, Rimini, Lucca, dove i tifosi cercano di ritagliarsi uno spazio nel club. Anche in serie A c’è un esempio, ed è quello dell’assocazione MyRoma, supporters trust che partecipa al capitale sociale dei giallorossi di Pallotta. All’estero, il caso più clamoroso è quello dello United Of Manchester, nato dalla separazione di alcuni tifosi dal Manchester United contrari alla gestione della famiglia Glazer. Oggi il club, gioca nei dilettanti, è stato promosso e può contare su uno stadio di proprietà.