Finale Champions, la Uefa vieta il fumo. Tempi duri per Andrea Agnelli

Berlino. Olympiastadion. Ore 20.40. Le squadre stanno per uscire sul terreno di gioco. Andrea Agnelli è già seduto in tribuna accanto alla moglie, una fila più su di Pavel Nedved…

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Berlino. Olympiastadion. Ore 20.40. Le squadre stanno per uscire sul terreno di gioco. Andrea Agnelli è già seduto in tribuna accanto alla moglie, una fila più su di Pavel Nedved e Beppe Marotta. La tensione si taglia con un grissino. In Germania fa più caldo del solito, nella serata più importante. Chiellini non c’è, Messi sì. Tutto è pronto. La Juve, la sua Juve, si gioca tutto contro la corazzata catalana. Il presidente è teso. Si accende una sigaretta, la prima di un pacchetto destinato a durare poco. Prima boccata, la tensione si allenta. Ma… “Sorry, Sir”. Agnelli si volta, accanto a lui uno steward rasato, in giacca e cravatta. “You cannot smoke here”. Andrea lo guarda bene, stranito: non sta scherzando. Spegne la sigaretta. Parte la musichetta della Champions. Fischio d’inizio. “Sarà una serata terribile”, pensa il presidente mangiandosi la prima unghia.

Probabilmente non andrà così, perché il numero uno della Juventus è stato avvertito. La Uefa ha diramato un comunicato questa mattina: durante la finale della Champions a Berlino, sarà vietato fumare dentro lo stadio e in tutte le aree circostanti. L’ultimo tifoso partito venerdì sera dal sud Italia con una Panda e un biglietto da 70 euro, e il rampollo della famiglia Agnelli, proprietario di una squadra da 300 milioni di euro di ricavi, avranno lo stesso trattamento: non potranno stemperare il nervosismo fumando, perché a Berlino – come in moltissimi stadi d’Europa, ma non d’Italia – sarà vietato qualsiasi tipo di fumo, compreso quello elettronico, a causa del programma “Rispetta la tua salute”.

Sgarrare, in particolare nei settori più tranquilli, è molto difficile: gli steward controlleranno tutte le parti dello stadio. Ed essere beccati in tribuna vip è ancor più semplice. Non basterà, ad Andrea Agnelli, nemmeno aver lavorato alla Philip Morris per tre anni, tra il 2001 e il 2004. Neanche Maurizio Arrivabene, team principal della Ferrari e consigliere d’amministrazione della Juventus, anche lui ex Philip Morris, potrà garantire un tiro al presidente bianconero. Converrà che la Juve sabato sera si comporti bene, per non trasformare una serata difficile in una serata terribile.