Premier, l'altra faccia dei diritti tv: finendo in B, rischi il fallimento

Premier diritti tv fallimento – Il contratto firmato di recente tra Sky, Bt Sport e Premier League renderà più ricco il campionato inglese. Non tutto, però. Perché per chi retrocede…

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Premier diritti tv fallimento – Il contratto firmato di recente tra Sky, Bt Sport e Premier League renderà più ricco il campionato inglese. Non tutto, però. Perché per chi retrocede il rischio di andare in rosso pesante è dietro l’angolo e il grande scalino tra Premier e Championship può mettere in crisi molte squadre.

La crisi dietro la facciata

Dal prossimo triennio, le squadre inglesi si spartiranno 7 miliardi, di euro. Come raccontato da Calcio&Finanza, parte di questi soldi verranno redistribuiti al calcio inglese per lo sviluppo dei campi da gioco, ma anche a programmi di supporto come quello dedicato ai tifosi in trasferta. La questione dei costi alti per chi decide di andare a vedere la propria squadra giocare contro un top club è annosa, in Inghilterra: il Chelsea, ad esempio, fa pagare un posto nel settore ospiti 59 sterline. La Premier contribuirà quantomeno ai costi di trasferimento dei supporter.

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Ma a rischiare di trovarsi con il portafoglio sono anche molti club in lotta per non retrocedere o addirittura per non fallire. L’Aston Villa ha 140 milioni di euro di debiti ed è ufficialmente in vendita. Il Queens Park Rangers, squadra che in passato ha avuto nel proprio board anche Flavio Briatore, di debito ne ha fino a 160 milioni. E poi ci sono i 150 del West Ham.

L’eccessiva dipendenza dai diritti tv delle medio-piccole

E se in Premier i diritti tv sono di 7 miliardi, in Championship la musica cambia eccome. Nella serie B britannica il contratto collettivo che copre la fascia temporale tra il 2013 e il 2016 prevede un gettito di 220 milioni. Che già sono pochi rispetto alla Premier, e minori rispetto al precedente accordo.

E se retrocedi, il paracadute può non bastare, come ipotizzato di recente anche dal Fatto Quotidiano. Perché i circa 60 milioni di euro che si ricevono servono ad ammortizzare il primo anno. Ma la crisi può lavorarti a fianchi ed esplodere nel tempo. Solo i top club inglesi hanno ricavi commerciali o da stadio che compensano quelli da diritti tv. Per le medio-piccole il discorso è più complicato. Per loro, si assiste ad una situazione molto simile a quella di molti club italiani. Basta guardare gli ultimi dati Deloitte, che ha visto entrare nella Football Money League 2015 molti club inglesi di fascia media grazie solo ed esclusivamente al broadcasting. Il Newcastle è 19°, con 155 milioni di euro di ricavi totali, di cui 93 dai diritti tv: è il 60% del totale. Discorso simile per l’Everton, 20°: 144 milioni di euro di ricavi, 105,8 dal broadcasting (73% del totale). 

Cosa accadrebbe, dunque, se questi due club si ritrovassero in Championship e non risalissero subito, come accaduto ai Magpies qualche stagione fa? Dovrebbero regolare i propri introiti su una torta totale di 220 milioni per tre anni, contro la media di 100 milioni all’anno ricavati in Premier. Se poi consideriamo che in Championship vige una sorta di Fair Play Finanziario interno, il tracollo potrebbe arrivare in pochi anni. Non è un caso che Jeff Mostyn, padrone del Bornemouth, abbia spiegato di recente alla BBC di sperare che almeno 1 miliardo di euro possa arrivare dai diritti tv in Premier alle squadre di Championship sottoforma di solidarity payments. Il Bornemouth non è mai stato in Premier, ma è tra le prime in Championship.