Il Napoli si conferma anche per la stagione 2013/14 il club italiano che meglio di tutti è riuscito a coniugare risultati economico-finanziari e prestazioni sportive. Il club presieduto da Aurelio De Laurentiis ha infatti chiuso il bilancio relativo alla scorsa stagione, caratterizzato dalla vittoria della Coppa Italia e dal terzo posto nel campionato di Serie A, con un utile netto di 20,22 milioni, il più alto da quando il produttore cinematografico ha rilevato la società partenopea dal fallimento. Ma anche dal punto di vista patrimoniale il Napoli può contare su un bilancio da fare invidia a tutte le altre grandi del calcio italiano, considerata l’assenza di debiti con il sistema bancario e disponibilità di cassa che al 30 giugno scorso erano pari a 42 milioni di euro.
Ma, come anticipato da Calcio&Finanza già in altre occasioni (si veda la bella analisi di Fabrizio Vettosi sulle prospettive future del Napoli), il meccanismo virtuoso messo in piedi da De Laurentiis, cui uno dei principali artefici è stato l’ex direttore sportivo Pier Paolo Marino, sembra essere destinato a incepparsi alla luce dei consistenti investimenti nella rosa effettuati dal club nel calciomercato 2013/14 e dall’incremento dei costi del personale tesserato, cui non ha fatto seguito un incremento organico dei ricavi della gestione caratteristica, specie quelli commerciali e da sponsorizzazioni.
Se il Napoli ha potuto chiudere l’esercizio 2013/14 con 20,22 milioni di utile, infatti, è solo perché nel corso dell’esercizio i conti hanno beneficiato di un impennata dei proventi da diritti tv in virtù della partecipazione alla Champions League (38,6 milioni, più altri 1,6 milioni per i due turni disputati in Europa League) e di un risultato del player trading che ha generato plusvalenze per 69,3 milioni (71,5 milioni considerando anche quanto incassato con i prestiti). Una voce, quest’ultima, legata pressoché totalmente alla cessione di Edinson Cavani al Paris Saint-Germain, che ha fruttato una plusvalenza di 64,39 milioni.
Allo stesso tempo, però, i costi operativi, hanno registrato un impennata del 38% passando dai 96,28 milioni del 2012/13 ai 133 milioni del 2013/14, anche a causa dell’incremento del costo del personale, dovuto al cambio di guida tecnica (il costo, al lordo delle imposte, di Rafa Benitez e del suo staff è stato di 8,64 milioni rispetto ai 5,67 milioni di Walter Mazzarri e dei suoi collaboratori) e all’ingaggio di giocatori come Gonzalo Higuain, José María Callejon, Raúl Albiol e Pepe Reina (quest’anno in forza al Bayern Monaco) dagli stipendi pesanti, che hanno fatto lievitare i compensi dei calciatori al netto dei premi da 49,63 milioni del 2012/13 a 65,32 milioni del 2013/14.
Se a questo si aggiunge il fatto che nel calciomercato 2013/14 il Napoli ha investito per la prima volta risorse consistenti, per accontentare i desiderata di Benitez e rafforzare l’organico, si capisce il perché gli ammortamenti dei diritti alle prestazioni pluriennali dei calciatori sono balzati da 39,5 milioni a 63,4 milioni. Va ricordato che il Napoli, utilizzando un metodo di ammortamento a quote decrescenti e non costanti, spesa subito a bilancio gran parte del costo dell’acquisizione dei giocatori.
Ma anche stimando che per la stagione in corso il valore degli ammortamenti dei calciatori possa essere più basso rispetto al 2013/14, è evidente che, a fronte dell’aumento del costo del personale tesserato (passato da 65 a 70 milioni al netto dei premi), senza i ricavi derivanti dalla partecipazione alla Champions League (da questo punto di vista l’eliminazione nel play-off contro l’Atletic Bilbao è stata un guaio) e senza maxi-plusvalenze come quelle realizzate con Cavani nel 2013/14 e Ezequiel Lavezzi nel 2012/13, il conto economico del Napoli potrebbe cominciare ad appesantirsi.
Da questo punto di vista De Laurentiis e i suoi collaboratori ne sono consapevoli, come testimonia il paragrafo sulla “Prevedibile evoluzione della gestione per l’esercizio in corso” che chiude il bilancio del club partenopeo. Tenuto conto che talune delle variabili economiche connesse alla determinazione del risultato atteso per l’esercizio in corso sono, per definizione, difficilmente stimabili (effetti derivanti dal calciomercato, andamento dei risultati sportivi, ecc.) e stante il livello degli investimenti in essere non può, cautelativamente, escludersi che l’andamento economico a fine periodo possa divergere dal trend consolidato da numerosi esercizi. Va in ogni caso sottolineato che la struttura patrimoniale della società è assolutamente congrua e commisurata per sostenere ed assorbire tale eventualità.
Una frase che, tradotta in un linguaggio comprensibile a tutti, non significa altro che: “è possibile che quest’anno il Napoli possa per la prima volta chiudere il bilancio in rosso. Ma anche se fosse, non sarebbe un dramma, visto che la perdita sarebbe assorbita dalle riserve accumulate negli anni e non sarebbe necessario alcuna iniezione di nuovo capitale”.
Non è comunque escluso che il Napoli possa fare bene anche nel 2014/15. Molto dipenderà dal cammino in campionato e soprattutto in Europa League. Se gli azzurri dovessero conquistare il trofeo, essendo vincitori della coppa nazionale, potrebbero beneficiare di un premio superiore a quello degli altri club.