Molto rumore per nulla. Se ancora fino a ieri sembrava che una decisione sul nuovo stadio di Milano sulle aree dell’Expo 2015 poteva essere presa nel giro di un mese, la pubblicazione integrale da parte di Arexpo dell’avviso a manifestare interesse, ritagliato su misura per Milan e Inter, ha invece smorzato gli entusiasmi.
Come si legge chiaramente a pagina 9 del documento (consultabile cliccando sul link a fondo pagina) l’avviso di Arexpo, che è la società controllata da Regione Lombardia e Comune di Milano cui fanno capo i terreni, “è da intendersi come indagine esplorativa e mera sollecitazione a presentare manifestazione di interesse da parte di soggetti interessati è non è in alcun modo vincolante” per la stessa Arexpo.
A scanso di equivoci la società, cui fanno capo i terreni nei comuni di Rho e Pero dove sorgeranno i padiglioni dell’Esposizione Universale del 2015, ha inoltre sottolineato che “la presente comunicazione non costituisce, né può essere interpretata in alcun modo quale impegno contrattuale di Arexpo, né può dare luogo ad alcuna forma di responsabilità pre-contrattuale in capo alla medesima”.
L’avviso, sottolinea ancora Arexpo, “non costituisce invito a proporre offerte al pubblico”, pertanto la società proprietaria dei terreni su cui dovrebbe sorgere il nuovo stadio “potrà, a propria discrezione, decidere di non dare seguito all’avviso e/o alle manifestazioni di interesse che perverranno, senza che i soggetti interessati e/o che abbiano presentato manifestazione d’interesse possano vantare alcuna pretesa”.
In altre parole, quella che era stata sbandierato come l’avvio della procedura finalizzata a individuare (tra Milan e Inter) un soggetto interessato a costruire il proprio stadio sui terreni dell’Expo, altro non è che un sondaggio per capire a quali condizioni i due club, se decidessero di manifestare il proprio interesse (senza tuttavia essere obbligati ad assumersi alcun impegno), intenderebbero portare avanti il progetto.
Da questo punto di vista risultano emblematiche le parole pronunciate nel tardo pomeriggio di giovedì 13 febbraio (pochi minuti dopo la pubblicazione del comunicato da parte di Arexpo) del vicesindaco di Milano, Ada Lucia De Cesaris.
“Lo stadio può sicuramente essere un’opportunità ma non può e non deve diventare un vincolo per chi vuole investire nell’area dell’Esposizione”, ha affermato De Cesaris. “Si tratta esclusivamente”, ha aggiunto il vicesindaco, “di un avviso per le manifestazioni di interesse, il cui esito non sarà vincolante come previsto dall’accordo di programma. Ben vengano, quindi, tutte le proposte, ma va ricordato che l’obiettivo cui tutti noi dobbiamo lavorare è la realizzazione sull’area di un grande progetto di qualità anche e soprattutto con un grande parco”.
“In questa fase non vanno introdotte limitazioni alle proposte”, ha concluso il vicesindaco, “né elementi che possano creare pericolosi spezzatini nel progetto, a danno di un disegno unitario e qualificante per il futuro dell’area”.
Le indiscrezioni circolate oggi sulla stampa, che indicano in circa 300 milioni il prezzo cui Arexpo punterebbe a vendere il terreno su cui potrebbe sorgere lo stadio, così come la freddezza di Inter e Milan di fronte a una tale cifra, rientrerebbero dunque in un confronto a distanza tra le istituzioni locali e i due club. Un confronto dove questi ultimi hanno il coltello dalla parte del manico.
Anche se San Siro, pur a fronte degli investimenti programmati per ospitare la finale di Champions League nel 2016, non potrà mai essere quel volano di ricavi rappresentato da uno stadio di proprietà, di certo chi, alla conclusione dell’Esposizione Universale, dovrà rientrare dell’investimento effettuato per acquistare i terreni a Rho e Pero sono proprio Regione e Comune.