L’Atletico Madrid può essere un modello da seguire. Lo sostiene l’allenatore dell’Inter, Walter Mazzarri, alla vigilia della sfida dei nerazzurri contro la Sampdoria. «Bisogna prendere atto che a livello di club in Italia – argomenta l’allenatore – siamo in una fase di recessione. È un periodo di transizione. Bisogna avere pazienza. Non si possono prendere i migliori giocatori perchè i club stranieri hanno più risorse. Sta a noi allenatori lavorare bene. Ma torneremo competitivi. Ma a me questo aspetto non mi spaventa. Semmai mi gasa». «Se l’Atletico Madrid può essere un modello? Sì, è possibile. Ma anche uno squadrone come il Barcellona in passato ha saputo ricostruire costruendosi i campioni in casa».
Ma il club madrileno, arrivato alla semifinale di Champions League e ancora in lizza per vincere la Liga, nonostante i suoi ricavi (120 milioni nella stagione 2012/2013) siano circa un quarto di quelli di superpotenze quali Real Madrid e Barcellona, può essere davvero un modello cui ispirarsi? Certamente negli ultimi anni i dirigenti dell’Atletico, pur essendo stati costretti, per ragioni di bilancio, a vendere ciclicamente gran parte dei propri giocatori più rappresentativi, sono riusciti a mantenere competitiva la squadra reinvestendo al meglio le risorse incassate. Allo stesso tempo è altrettanto vero che, da un punto di vista finanziario, il rapporto tra i colchoneros e alcuni fondi di investimento proprietari di parte dei cartellini di alcuni campioni (il caso più ecclatante è quello di Radamel Falcao) avrebbe consentito ai madrileni di non spesare integralmente nel proprio bilancio il costo legato all’ingaggio di questi giocatori e l’ammortamento legato all’acquisto dei diritti alle prestazioni sportive. A questo proposito riproponiamo l’analisi sui conti dell’Atletico pubblicata da Calcioefinanza.it qualche settimana fa.