Le regole del Fair play finanziario, che in Championship sono state minacciate da una vera e propria sfida legale da parte di diversi club della serie, sono state introdotte nell’aprile 2012 per affrontare le enormi perdite subite da molti club. Ottenere una delle tre preziose piazze utili alla promozione in Premier League, sfidando una feroce concorrenza di 24 squadre che giocano 46 partite di campionato, avviene abitualmente pagando salari molto alti per attirare i giocatori più forti presenti sulla piazza, che spesso rendono, così, difficile il controllo delle spese di gestione.
Vincent Tan del Cardiff City, che ha vinto l’ultima stagione della Championship, ha avuto una perdita di 31 milioni di sterline, mentre l’Hull City di Assem Allam è arrivato ad avere una perdita di 26 milioni dovuta agli stipendi stellari che le hanno comunque garantito la seconda piazza. Negli ultimi anni i proprietari stranieri hanno acquistato grandi club in Championship, tra cui Leicester City, Watford, Nottingham Forest e Leeds United, percependo la divisione come un modo economicamente efficace per arricchirsi nel calcio mondiale, creando una miniera d’oro valutata intorno ai 12o milioni di sterline, inclusi i famosi “pagamenti paracadute”.
L’azione legale contro la Lega
Alcuni di quelli che hanno visto, poi, nei propri bilanci di fine anno enormi perdite, nonostante la squadra sia stata capace di una promozione vincente, vedi il Leicester, hanno incaricato degli avvocati per minacciare legalmente le regole del fair play finanziario. Gli avvocati della Brabners hanno scritto al direttore generale della lega, Shaun Harvey, obiettandoli oltre sei pagine sulle regole del FFP, sostenendo che esse non siano le stesse della Premier League, limitando così alle squadre partecipanti gli investimenti da parte dei loro proprietari e portando alla riduzione degli stipendi dei giocatori, che in realtà è uno dei principali obiettivi proprio del FFP. Gli altri club interessati sarebbero il Queens Park Rangers, che ha perso 23 milioni di sterline nel 2011-2012, il Blackburn Rovers, che ha perso 37 milioni di euro nel 2012-2013, e il Wolverhampton Wanderers, che ha fatto un profitto 2 milioni di sterline nel 2011-12 in Premier League, ma hanno poi sofferto dalla conseguente retrocessione. Da quando ha assunto nel 2010 il comando del Leicester, ad esempio, la King Power, la società duty free thailandese di proprietà di Aiyawatt Raksriaksorn, da allora ha speso circa 120 milioni per il club, compreso il finanziamento per una una perdita di 30 milioni di sterline nel 2011-12.
Con Greg Clarke al comando
Dopo che Greg Clarke è diventato presidente della lega, succedendo a Mawhinney nel 2010, ha fatto come sua priorità quella di avvertire i club di Championship di non poter continuare a fare perdite così profonde salutando il voto dei club a favore delle FFP come una “decisione coraggiosa”. “L’esistenza della FFP ha permesso di realizzare il principale obiettivo che era quello di abbattere gli stipendi dei giocatori” ha detto Harvey. A tale valutazione fa eco Lee Hoos, amministratore delegato del Burnley, forte sostenitore del FFP, che dice che i limiti lo stanno aiutando a negoziare le rivendicazioni salariali vicine alle 12.000 sterline a settimana e soprattutto a battere l’inflazione che sta “uccidendo i club che cercano di mantenere in linea i bilanci”. Paul Barber, chief executive del Brighton, che ha perso 15 milioni di sterline nel 2012-13, ha detto che è una lotta quella di spiegare ai tifosi come i salari dei calciatori siano la causa delle perdite per i club in generale. Il contesto turbolento del Leeds United e la prospettiva dell’acquisizione da parte di Massimo Cellino è derivata, ad esempio, da perdite pari a circa 1 milione di sterline al mese, che i proprietari, i banchieri d’investimento della Bahrain GFH, hanno detto che non sono più disposti a finanziare a lungo.
Le regole del FFP
Le regole del FFP in Championship, approvate da una maggioranza schiacciante nel concordato di 21 club a 3, dopo due anni di discussione approfondita, ha fissato i limiti pre – perdite e le sanzioni effettive “per gli eccessi di spesa”. A quei club che spenderanno in questa stagione al di sopra della perdita complessiva consentita di 3 milioni di sterline, che può arrivare a 5 milioni di sterline se pagata in parte dal proprietario e che rimarranno in Championship, sarà impedito firmare contratti con i giocatori da gennaio. I trasferimenti verrà riconsentiti solo quando la squadra dimostrerà che la sua spesa è stata riportata entro i limiti, che saranno ridotti a 6 milioni nella prossima stagione e a 5 milioni di sterline dal 2015-16 in poi. Questi limiti devono ora essere rivisti dopo l’enorme aumento dei “pagamenti paracadute” e dopo l’accordo Tv della Premier League da 5.5 milioni di sterline per lastagione 2013-16, il che significa che i club retrocessi sono pagati 23 milioni di per il loro primo campionato in Championship, 18 milioni di sterline la stagione successiva e 9 milioni per le successive due. I club chevioleranno le regole e che saranno promosei in Premier League, sotto il regolamento del fairl play della Championship, saranno multate su una scala mobile con pagamenti potenzialmente enormi in fascia alta.