Le sapienti mani di Dino Zoff hanno estratto intorno alle 12.45 dall’urna di Nizza l’ultima sfidante dell’Italia di Cesare Prandelli, la Croazia di Igor Stimac, in sella dal 2012, che insieme a Norvegia, Bulgaria, Azerbaijan e Malta compongono il gruppo H di qualificazione ad Euro 2016. “Un girone impegnativo” – ha avvertito così Cesare Prandelli chi gli ha chiesto un parere sul girone di ferro che porterà fino in Francia tra 2 anni – “Non e’ cosi’ semplice come potrebbero credere in molti. Croazia e Bulgaria sono potenziali vincitrici del gruppo”. Prandelli punge anche l’Uefa. “Non faccio polemiche, non e’ mio costume: ma Russia, Italia e Portogallo, teste di serie degli ultimi tre gruppi, sono state penalizzate dal sistema di sorteggio.
Il sogno infranto
Il rapporto tra la Croazia e l’Europeo di Calcio non è stato mai idilliaco e stentiamo a crederci per una squadra che alla sua prima partecipazione al Mondiale, in Francia nel 1998, centrò subito la medaglia di bronzo. In tutte le precednti partecipazioni non è mai andata oltre i quarti di finale. E pensare che i croati avrebbero potuto ospitare l’ultima edizione della manifestazione continentale, quella del 2012, insieme all’Ungheria ed invece l’onore lo ebbero altre due nazione dell’Europa dell’Est, Ucraina e Polonia. Il problema più grande riguardò gli stadi, poco consoni a ospitare grandi folle; in Croazia si sarebbero dovuti investire qualcosa come 370 milioni di euro per costruire due nuovi stadi, a Osijek (est) e a Rijeka (nordovest), oltre che per rimodernare quelli di Zagabria e Spalato (sud). La mancanza di hotel a cinque stelle, poi, impedì ai due paesi di ospitare i milioni di supporters e addetti ai lavori che avrebbero seguito l`evento.
La guerra del petrolio
Tra le possibili cause della mancata assegnazione dei campionati europei di calcio del 2012 a Croazia ed Ungheria sono stati anche decisivi i frequenti e duri faccia a faccia tra le due riguardo la questione petrolifera. E’ recente, infatti, la notizia che Viktor Orban, primo ministro ungherese, abbia dato l’ok a Gazprom o a Rosnjeft per acquisire la quota dell’ungherese Mol (azienda petrolifera ungherese) dell’Ina (azienda petrolifera croata) che dovrebbe spalancare le porte dell’Adriatico a Vladimir Putin attraverso la conquista della raffineria Ina di Fiume. Putin vuole portare, di fatto, il petrolio siberiano fin sull’Adriatico, un grande affare economico e geopolitico. Un tentativo di riappacificazione tra Croazia ed Ungheria che non porterà mai indietro il grande sogno di un Europeo di calcio da host.