Inter, l'FT rivela: gli investitori stranieri sono interessati al business non ai trofei

Il quotidiano della City analizza il modus operandi della proprietà straniere nei club di calcio europei sottolineando come per i nuovi investitori la competitività sul campo ad alto livello non sempre è la priorità.

Erick Thohir (Insidefoto.com)
Erick Thohir (Insidefoto.com)

Il nuovo presidente dell’Inter Erick Thohir ha chiesto pazienza ieri ai tifosi nerazzurri, spiegando che per rilanciare il club al top del calcio europeo servono due o tre stagioni. Il magnate ha cercato così di rispondere agli interrogativi sorti sui motivi del suo acquisto della società nerazzurra emersi non solo su calcioefinanza.it lo scorso 7 gennaio con l’articolo Dal calciomercato spunta un nuovo interrogativo su Inter-Thohir, ma anche sui principali quotidiani sportivi e non. Basti leggere la prima pagina del Corriere dello Sport di ieri, sabato 11, che titolava Mistero Thohir per rendersi conto degli interrogativi che ancora circondano l’operazione.

La Gazzetta dello Sport in edicola oggi ha ribadito come sia pesante l’eredita lasciata da Moratti al magnate indonesiano. L’Inter, infatti, registra perdite correnti di 6-7 milioni al mese e senza cessioni a gennaio il bilancio 2013/14 si chiuderà con un rosso di 75-80 milioni. Non a caso, fonti finanziarie che hanno osservato molto da vicino l’operazione Inter-Thohir, hanno assicurato a calcioefinanza.it che in questa sessione invernale di calciomercato il nuovo presidente, fatti salvi colpi di testa a oggi improbabili, non farà grandi operazioni in entrata se prima non vende qualche grosso calciatore. In giugno poi potrà iniziare la svolta. Nei ragionamenti della nuova proprietà, infatti, il 2014/15 sarà l’anno zero, il primo anno di una nuova era e i numerosi giocatori in scadenza, otto in totale tra cui molti reduci dal Triplete, testimoniano come quest’anno rappresenti una sorta di chiusura con il passato.

In questo contesto un analisi molto interessante arriva, seppur indirettamente, dal Financial Times. Il celebre quotidiano britannico, forse il più prestigioso nel mondo nel settore finanziario, nel numero in edicola sabato ha analizzato l’attuale situazione del Manchester United alla luce del settimo posto in classifica e della cocente eliminazione dalla Coppa di Inghilterra. Un’analisi che per via traslata spiega tanto cose che riguardano anche il futuro dell’Inter.

Nell’articolo, intitolato Profits before goals – Se gli utili sono più importanti dei gol- , il quotidiano londinese traccia la recente storia del club di Old Trafford spiegando che, da quando i Glazer hanno comprato la società nel 2005, la famiglia statunitense ha badato soprattutto a far quadrare i conti per ripagare il debito con cui hanno comprato il club (525 milioni di sterline). Non a caso il Manchester United ha chiuso l’esercizio al 30 giugno 2013 con quasi 174 milioni di euro di utile e il club, spiega il quotidiano britannico, vale ora almeno il doppio di quanto i Glazer pagarono per comprarlo otto anni orsono. Nonostante questa enfasi sulla finanza, il club ha comunque registrato il periodo sportivo con i maggiori successi della sua storia, conquistando cinque titoli inglese e arrivando tre volte alla finale di Champions League vincendone una.

Tuttavia, continua il Financial Times, questi risultati sono stati soprattutto frutto dell’abilità di Sir Ferguson. Se infatti, spiega il quotidiano, i successi degli anni novanta erano in qualche modo dovuti visto che lo United spendeva più di tutti per compare i calciatori più forti, dal 2005 in poi si è notata tutta la grandezza del coach. Con l’arrivo di Roman Abramovich al Chelsea e dello sceicco Mansour al Manchester City, infatti, i Red Devils  sono ora solo al terzo posto nella graduatoria del monte salari dei club britannici. Non solo, ma se si eccettua l’arrivi di Robin Van Persie nel 2012, lo United non compra un top player affermato dall’acquisto di Wayne Rooney nel 2004, mentre negli stessi anni ha ceduto Cristiano Ronaldo al Real Madrid e magari sacrificherà sul mercato estivo lo stesso Rooney.

In questo quadro, rivela il Financial Times, lo United, però, non ha alcuna intenzione di licenziare il nuovo coach David Moyes in quanto il business plan varato in estate ha fissato come obiettivi il raggiungimento del terzo posto in campionato e dei quarti di finale in Champions. Obiettivi tuttora realizzabili che consentirebbero al club di Old Trafford di continuare a usufruire dei ricavi economici della Champions.

Il rischio, tuttavia, conclude il Financial Times vista la mancanza di conquista di trofei nel business plan, sta nel fatto che il Manchester United, il più glorioso club britannico, si trasformi in una sorta di Arsenal dell’Inghilterra del Nord, ovvero un club in cui assicurarsi trofei ogni anno non è un dovere come invece impone la storia dei Red Devils.

L’Arsenal, che non ha caso ha anch’esso un proprietario straniero nella persone dello statunitense Stan Kroenke, infatti, non ha vinto niente in questi ultimi anni sacrificando i successi sportivi alle necessità finanziare per finire di pagare il nuovo stadio -solo quest’anno infatti è tornato a spendere-. Tuttavia non ha mai mancato l’accesso alla Champions League, obiettivo necessario per proseguire l’opera di risanamento. Il club di Londra, quindi, ha vissuto su una sorta di linea di galleggiamento nel vertice del calcio continentale che però, a differenza dei club guidati da sceicchi o oligarchi, non ha portato trofei in bacheca

Ora Thohir ha sempre sostenuto di ispirarsi a club come Arsenal o Manchester United per la gestione dell’Inter in futuro.  Di qui è lecito chiedersi se, quando parla di un ritorno dei nerazzurri tra i top club europei nel giro di due o tre stagioni, il magnate intenda un piano sulla falsariga di quanto fatto dall’Arsenal che metta l’enfasi soprattutto sulla capacità di generare utili per i soci; oppure intenda anche l’intenzione feroce e necessaria di vincere trofei come la storia dell’Inter impone. La risposta arriverà solo tra due o tre anni ma numerosi indizi sembrano indicare le intenzioni degli indonesiani.